«Poco tempo fa – scrivono Oliviero Capuccini (arboricoltore) e Cristina Milani (Legambiente) – mi è capitato di percorrere un viale in uno dei posti più suggestivi del nostro lago, Punta San Vigilio, a lato della strada giacevano i resti di un cipresso con una targa che raccontava in che anno era stato sradicato dal vento, quanto pesava e quanto era lungo.
Era un monumento alla memoria di una pianta che da viva ci aveva regalato molto! Negli stessi giorni compariva la notizia dell’abbattimento dei primi cipressi lungo il lago per fare posto alla Ciclovia (in realtà ciclopedonale) . A detta di chi dirige i lavori i cipressi che dovranno essere sacrificati sono una ventina mia ne verranno ripiantati molti di più.
Quanti di più? Come pensano di valutare il valore ecosistemico, il valore ecologico delle piante che abbattono? Credono veramente che 50 alberelli di 2 metri possano produrre ossigeno, possano ombreggiare un viale, possano essere decorativi come un filare di 20 cipressi che hanno sempre connotato il paesaggio del nostro lago?
Che possano fare da barriera con le loro radici per evitare gli smottamenti? E tutta la vita, la biodiversità, che in questi 20 cipressi trova ospitalità? Si può sostituire un ingegnere cinquantenne con 5 di 10 anni?
Da calcoli recentissimi per ripiantare, mettere in atto tutte le operazioni di controllo per ottenere un buon attecchimento, adacquamenti, controlli fitosanitari, tutori da mettere e togliere ecc., in realtà si produrrà una quantità di CO2 tale che l’albero avrà bisogno di almeno 30 anni per annullarla.
Nell’alto Garda, i cipressi come pure alberi di Giuda e pini d’Aleppo piantati negli anni 30 del secolo scorso dall’ ing. Angelini, vedi i cipressi della ciclabile di Limone, sono siti in luoghi aridi, dove il terreno disponibile è molto scarso, ricco di scheletro, sassi, roccia. Ne sono stati piantati tantissimi e piccoli, cipressi non più alti di un metro. Pochi hanno attecchito e sono riusciti ad arrivare fino a noi.
Ripiantare ora con un clima sempre più caldo e sempre meno piovoso o comunque incostante nella distribuzione delle piogge, sarà sempre più difficoltoso avere risultati soddisfacenti.
È questo il momento di salvare, di mantenere più che di riqualificare, anche perché dietro questa parola c’è più il desiderio di lasciare un egoistico segno di passaggio che un vero miglioramento dell’ambiente.
Per quanto riguarda come dicevamo, i cipressi della “pedonale” di Limone hanno ormai il tempo contato, non tanto per il cemento che era stato messo intorno al tronco lungo la soletta pedonabile e ora tolto e sostituito da griglia, ma perché se si ispeziona sotto alla passerella dove si trova il piede, il colletto dell’albero, a circa 1, 1,50 m o poco più, si può vedere che la base è stata completamente inglobata in una prima soletta di cemento che impedisce la crescita del fusto.
Purtroppo non sono le uniche vittime della nostra presunzione. Cipressi avvelenati (peccato…sono morti!) perché impedivano la vista del lago dalle finestre. Ulivi che, quando il terreno di un uliveto ottiene una certa volumetria di edificabilità, vengono immediatamente eliminati, prima di una qualsiasi concessione edilizia, prima che possano essere di ostacolo ai nostri interessi economici.
Siamo ciechi e sordi. Non se ne può più di sentire che gli alberi vengono sostituiti come fossero divani. Ecco! I soliti ambientalisti (brutta razza) che bloccano il progresso, che dicono no a tutto, che non ci permettono di ottenere un po’ di più soldi in cambio di tutto ciò che viene eliminato!!».
Oliviero Capuccini (arboricoltore certificato ETW) Cristina Milani (legambiente per il Garda