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Duemila chili di radici di larice per l’Haflinger di Martalar

Sabato 2 aprile l’inaugurazione della statua più grande d’Europa con questo soggetto: una vera festa di popolo alla quale hanno preso parte le associazioni delle Giudicarie, centinaia di cittadini e gli amministratori del territorio.

All’evento ha voluto essere presente anche il presidente della Provincia autonoma di Trento, che ha evidenziato come la grande partecipazione alla presentazione di questa quinta opera di Martalar in Trentino, sia sintomo tangibile del legame tra le comunità locali e il territorio montano che i trentini avvertono come casa loro.

Il legno di Vaia attraverso il quale l’Haflinger ha preso forma, rappresenta infatti il bosco, l’ambiente, il lavoro, la forza e il calore delle genti di montagna.

Foto Provincia autonoma di Trento.

 

Simbolo dell’agricoltura di montagna

Per realizzare questo maestoso cavallo all’interno del parco Giorgio Ducoli sono serviti circa duemila pezzi di radice di larice che provengono da diverse zone delle Giudicarie – da Madonna di Campiglio fino a Storo – assemblati con milleottocento viti. Per avere un effetto pelo di cavallo le radici sono state sfibrate meccanicamente. Un’opera di precisione, che ha richiesto tre mesi di lavoro.

L’idea della realizzazione è nata dall’associazione culturale Strembo e Tradizione, guidata dal presidente Paolo Masè, che ha voluto dedicare al paese e alla Val Rendena un’attrazione in cui potessero rispecchiarsi.

Il cavallo Haflinger – è stato spiegato – era in passato per l’agricoltura della zona il trattore dei nostri giorni. Oggi è diventato un compagno di lunghe escursioni e avventure oltre che un’attrazione turistica.

E l’opera stessa è già diventata un’attrattiva, sia per i trentini sia per quanti scelgono questo territorio come luogo di villeggiatura.

L’opera è stata anche al centro di un apprezzato laboratorio didattico, attraverso il quale 66 bambine e bambini degli istituti della Val Rendena si sono avvicinati al mondo dell’arte: sono stati premiati Angelo di Spiazzo (primo classificato), Damiano di Caderzone (secondo) e Sara di Carisolo (terza).

Foto tratta dalla pagina Facebook Strembo e Tradizione.

 

 

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GardaPost