Questa mattina a Brescia, sul palco delle commemorazione della strage, ci saranno anche due studentesse di quinta del liceo «Enrico Fermi» di Salò. Viktoria Soncina di Manerba leggerà un breve discorso, dando voce alle generazioni più lontane dai fatti del 1974, mentre Ghendua Bouslah di Roè Volciano canterà una canzona di pace, una ninna nanna araba.
E’ l’atto conclusivo di un lungo percorso di approfondimento affrontato dal liceo, curato dal prof. Marzio Manenti, docente di storia e filosofia, nell’ambito del quale i ragazzi hanno incontrato il presidente dell’associazione Casa della Memoria Manlio Milani.
di Pino Mongiello
Il 13 aprile scorso, nel contesto delle commemorazioni che si stanno tenendo per riflettere sulla strage provocata da una bomba in piazza Loggia, a Brescia, il 28 maggio 1974, Salò ha vissuto due momenti di grande commozione e di alto profilo civico grazie all’iniziativa intrapresa dal Liceo Fermi e all’incontro promosso dall’Ateneo in collaborazione con l’amministrazione comunale.
Qualche settimana dopo quella strage morì anche il salodiano Vittorio Zambarda, presente alla manifestazione, in seguito alle ferite riportate.
Sono stati due incontri separati, uno nell’aula magna del Liceo, l’altro presso la Sala dei Provveditori nel Palazzo municipale, entrambi a dimostrare come la scuola e le istituzioni possono agire nei confronti della nostra società: cioè testimoniare, divulgare, educare.
Protagonista dei due incontri è stato Manlio Milani, che in quella maledetta strage perse sua moglie Livia Bottardi, intervistato al Liceo dal prof. Marzio Manenti; alla Sala dei Provveditori, invece, l’incontro è stato coordinato e diretto da Nunzia Vallini, direttrice del Giornale di Brescia.
In sala Provveditori hanno fatto gli onori di casa il prof. Gualtiero Comini, in rappresentanza del sindaco; il dr. Andrea Crescini, presidente dell’Ateneo. Si riportano di seguito una premessa introduttiva del prof. Manenti e il testo delle riflessioni personali elaborato da un’allieva del Liceo classico, Camilla Gamba.
testo del prof. Marzio Manenti
Per commemorare il 50° anniversario della strage di Piazza della Loggia, sabato 13 aprile presso l’auditorium del Liceo E. Fermi di Salò, su iniziativa dei docenti di Storia e Filosofia dell’ Istituto, Manlio Milani, già presidente dell’”Associazione parenti delle vittime di piazza della Loggia” e presidente dell’ “Associazione Casa della Memoria”, ha incontrato gli studenti e gli insegnanti del Liceo.
Accolto dalla Dirigente Prof.ssa Tecla Gaio e intervistato dal prof. Marzio Manenti, Manlio Milani si è confrontato con gli studenti sulla strage, sull’iter processuale, sul valore della memoria e della storia, fino ad arrivare al tema della giustizia riparativa. Come insegnante e, nello specifico, come insegnante di Storia e Filosofia, non posso non sottolineare lo straordinario valore di questo momento per la crescita dei ragazzi. La figura di Manlio Milani si è da sempre imposta per il suo spessore che la porta ad essere la testimonianza del farsi Storia della Memoria a farsi Storia con la S maiuscola.
Il rapporto fra Storia e Memoria rappresenta il nodo fondamentale della coscienza civile di una comunità e passa attraverso la consapevolezza di ciascuno di noi. Questo è, credo, il valore formativo essenziale di cui la scuola si deve fare carico e che Manlio Milani incarna perfettamente.
A partire da quel 28 Maggio 1974, da quando cioè si è trovato non solo davanti alla porta stretta della Storia, ma del suo attraversamento, cioè del farsi storia lui stesso, Manlio si è caricato di questo passaggio con la forza del suo rifiuto di farsi chiudere nel ruolo della vittima, ha rilanciato la scommessa e a ottantasei anni parla a tutti noi di un presente lanciato nel futuro, della Storia che fornisce gli strumenti di una ricomposizione sociale fondata sulla consapevolezza e non, come lui ribadisce, di una semplice “riconciliazione”. La differenza tra i due termini è data dalla consapevolezza storica, che non vuole riconciliare salomonicamente le parti, ma produrre un percorso, appunto, di ricomposizione attraverso il riconoscimento del proprio dolore nello sguardo dell’altro e che passa necessariamente e prima di tutto dal riconoscimento delle proprie responsabilità.
L’incontro con Manlio Milani è stato di grande intensità e ha particolarmente colpito tutti i presenti, adolescenti ed adulti, studenti e insegnanti e ci verrà raccontato, per gentile concessione del “Fermi Herald’s” e del suo direttore il prof. Matteo Formica, da Camilla Gamba che frequenta il quinto anno del Liceo Classico del nostro liceo.
di Camilla Gamba (V Liceo Classico E. Fermi, Salò)
Si è tenuto presso il Liceo Scientifico Enrico Fermi di Salò in data sabato 13 aprile 2024 un incontro con Manlio Milani, testimone della strage di matrice neofascista di piazza Loggia, avvenuta a Brescia, il 28 maggio 1974, organizzato dal responsabile dell’area di Storia e Filosofia, prof. Marzio Manenti.
“Hanno attaccato la Polis, il luogo dello scambio delle idee”. È così che Manlio Milani ha esordito sabato mattina, rivolgendosi ai ragazzi, ricordando quella giornata tremenda che segnò per sempre la città di Brescia e gli strappò via sua moglie Livia: la bomba era stata nascosta in un cestino, e, quando esplose, provocò la morte di otto persone ed il ferimento di altre 102.
I lavoratori, per lo più giovani insegnanti, erano nel bel mezzo di uno sciopero e centinaia di persone si trovavano in piazza per manifestare, in quanto nove giorni prima, il 19 maggio, un ragazzo di vent’anni stava trasportando una bomba a bordo del suo motorino, ma gli esplose tra le gambe, e da questa prima avvisaglia, la manifestazione del 28.
“Eravamo stati avvisati, ci avevano detto che l’ora era giunta, e che maggio sarebbe stato un mese pesante, ma noi volevamo manifestare… Coloro che hanno perso la vita non devono essere chiamate vittime, ma caduti consapevoli”.
Proprio così, erano tempi di tensione in Italia: il 12 dicembre 1969 esplose una bomba all’interno della sede della banca nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, e provocò 17 vittime; il 17 maggio 1973, a causa di una bomba a mano davanti alla Questura di Milano, morirono quattro persone; il 31 maggio dello stesso anno ci fu un’esplosione nei pressi di Peteano, in provincia di Gorizia, che uccise tre carabinieri e ne ferì due.
A seguito della strage di piazza Loggia ci furono altri attacchi: il 4 agosto 1974 una bomba esplose su una carrozza del treno Italicus, in provincia di Bologna, e il 2 agosto 1980 un’altra bomba esplose alla stazione di Bologna, provocando la morte di 85 persone.
Coloro che erano in piazza lo sapevano, e volevano rispondere alla violenza con la forza della partecipazione, dello stare insieme. Lo scopo di quegli attentati era creare tensione, fomentare una paura profondamente diversa dal terrorismo che si instaurerà in seguito, e che avrà come obiettivi persone ben precise; qui si trattava di terrorizzare i cittadini, le bombe colpivano chiunque si trovasse in quel luogo, indistintamente.
I funerali dei “Caduti consapevoli”, così come li definisce Manlio Milani, ebbero una straordinaria importanza: furono un momento di riflessione comune, e fu un’operazione completamente gestita dai cittadini, senza l’intervento delle forze dell’ordine, ma sotto la direzione delle organizzazioni sindacali, che scortarono le massime cariche della Repubblica; Manlio Milani ha detto: “Vi proteggiamo perché rappresentate le istituzioni, ma allo stesso tempo vi fischiamo perché, in qualità di classe dirigente, avete fallito”.
La sentenza arrivò solo nel 2017: attentato di matrice neofascista, con collusione tra l’eversione fascista di destra e uomini dei servizi segreti; Maurizio Tramonte, presente in piazza la mattina della strage, e Carlo Maria Maggi furono condannati, in appello, all’ergastolo.
Manlio Milani poi ha voluto conoscere coloro che avevano compiuto la strage, e lui stesso lo definisce come un momento di fondamentale importanza, grazie al quale è riuscito a rendersi conto che l’uomo è in grado di ripensare criticamente alle proprie scelte, accorgendosi che anche nei colpevoli c’era una sofferenza reale, uno spiraglio di speranza nell’uomo che decide di cambiare.
L’aver trovato i colpevoli però non basta, serve indagare le cause, i motivi che stanno dietro, e qui il pensiero dello storico italiano Giovanni De Luna: non basta solamente il ricordo del fatto in sé, ma è necessaria la memoria, la quale parte dalla domanda: perché è successo?
A partire da questo grande quesito la costruzione della Casa della Memoria, della quale Manlio Milani è il presidente, un archivio di documenti, voluto dall’associazione dei familiari dei morti e dalle istituzioni della Provincia di Brescia, definita da Manlio Milani come un “Luogo dove trovarsi e pensare ai motivi di quell’accadimento”.
Manlio Milani ha concluso con gli studenti del Liceo con una grande lezione di vita, lasciando trasparire la grande fiducia che nutre nelle nuove generazioni: misurare il proprio presente con la lezione del passato, è questo che ci lascia Manlio Milani, è da qui che deve nascere il lavoro di riflessione nelle scuole.
Vittorio Zambarda, l’ottava vittima della strage di piazza Loggia, nato a Portese di San Felice del Benaco il 26 maggio 1914, iniziò a lavorare a Bocca di Croce in giovane età, dopo aver abbandonato gli studi al quarto anno di elementari.
Nel 1943 nascose il fratello Giovanni che si rifiutò di arruolarsi, mentre lui non dovette svolgere il servizio militare per motivi di salute. È in questo clima che maturò le convinzioni politiche che lo porteranno ad iscriversi al PCI dopo la Liberazione.
Nel 1946 sposò Edera Tei, con la quale ebbe due figli: Bernardo, nato nel 1946, e Piera, nata nel 1950. Si fece assumere come manovale e guardia notturna per le Ardesi Costruzioni, dedicando tempo per impegnarsi nell’attività politica e sindacale, come iscritto alla FLC.
Andò in pensione il 26 Maggio 1974, due giorni dopo si recò a Brescia per perfezionare la pratica di pensionamento.
Gli uffici erano chiusi per una manifestazione antifascista alla quale si unì. Rimase gravemente ferito dalla bomba scoppiata in piazza della Loggia.
Venne ricoverato in ospedale, dove rilasciò questa dichiarazione ad un cronista della Stampa: «Ero in pensione da tre giorni […] Mi trovavo lì, in piazza della Loggia, accanto alla fontanella. All’improvviso l’esplosione, un rumore infernale, il lampo».
Non uscì più dall’ospedale, morì il 16 Giugno 1974 a causa delle ferite riportate. Il 18 giugno i funerali.