La Giunta comunale, che da tempo si prefigge di recuperare questo complesso edilizio carico di fascino e di storia, ha deliberato di partecipare al bando Cariplo «Luoghi da rigenerare – restituire alle comunità attraverso la cultura luoghi abbandonati o sottoutilizzati», che scadrà il 20 giugno (scarica qui la delibera).
Al tempo stesso, visto che il bando richiede l’attivazione di partenariati per la gestione di attività culturali nei luoghi rigenerati, ha stabilito di attivare un’apposita convenzione con l’Associazione Storico Archeologica della Riviera del Garda, l’Asar, che dal 1972 persegue la salvaguardia, lo studio e la valorizzazione del patrimonio monumentale, archeologico e paesaggistico del lago. In tal modo, a seguito dell’auspicata valorizzazione, «sarà possibile – si legge nella delibera – destinare il Lazzaretto a sede della citata associazione e allo stesso tempo ottenere dalla stessa lo svolgimento di attività di promozione culturale, favorendo in tal modo la formazione del personale che guiderà le visite al monumento restaurato».
Il recupero del Lazzeretto è un obiettivo che il Comune di Salò, che ne è proprietario, persegue da tempo e per il quale ha già disposto una progettazione.
Il lazzaretto, situato in via Tavine accanto al cimitero monumentale, è testimonianza delle strategie di difesa sanitaria che Salò mutuò dalla Repubblica di Venezia, antesignana nell’arte di prevenire e fronteggiare le epidemie.
Il complesso fu costruito a partire dalla fine del Quattrocento per tutelare la cittadina dall’incubo della peste e fu pienamente efficiente dalla metà del XVI secolo. È uno degli edifici più antichi della città (nasce da una delibera del Comune datata 7 giugno 1484) e più rappresentativi della sua storia. La proprietà è comunale.
Qui venivano isolati gli ammalati ed erano sottoposti a quarantena i forestieri e le merci provenienti da territori sospetti. Il complesso si articola in più spazi: il corpo maggiore con le camere per i ricoverati, il lapidario, una piccola chiesa, il cortile in cui si disinfettavano le merci e, durante le epidemie, si scavavano le fosse comuni in cui venivano sepolti i morti di peste.
Qui trovarono sepoltura, nel 1859, anche i feriti delle battaglie di San Martino e Solferino, che, ricoverati all’ospedale di Salò, non riuscirono a sopravvivere.
Nel Settecento la progressiva scomparsa della peste ha gradualmente ridotto la necessità di questo luogo di difesa dalle epidemie. Con la nascita del cimitero civico, a metà ‘800, il lazzaretto divenne una succursale del camposanto e si perse memoria della sua antica funzione.
Con il Duomo e Palazzo Martinengo a Barbarano, è uno dei tre monumenti nazionali di Salò.
Altre info sulla storia del lazzaretto di Salò a questo link.