Kafka (3 luglio 1883 – 3 giugno 1924) venne in vacanza a Riva del Garda (che all’epoca si chiamava semplicemente Riva) due volte: la prima nel 1909 con i fratelli Max e Otto Brod, la seconda nel 1913 da solo.
Due soggiorni tutto sommato brevi, una settimana il primo e circa tre il secondo, che tuttavia colpirono lo scrittore praghese nel profondo, se deciderà di ambientare uno dei suoi racconti più intensi e tormentati, «Il cacciatore Gracco», proprio qui. Un caso assolutamente unico, dato che sia i tre celeberrimi romanzi sia i tanti racconti (il più famoso, «La metamorfosi») non hanno un’ambientazione precisa ma anzi anzi il luogo indefinito concorre alla scelta di fondo di estraneazione e al potente effetto evocativo e simbolico, proprio di tutta la sua produzione letteraria, sicuramente tra le più studiate e ammirate del Novecento.
«Poi accadde. Il cacciatore Gracco a Riva. 1924/2024» è il titolo del cartellone di eventi curato da un trio di intellettuali rivani: la prof.ssa Marina Bonometti (già docente di storia letteratura tedesca al liceo Maffei, studiosa e conoscitrice del territorio altogardesano), il prof. Franco Farina (già docente di lingue classiche al liceo Omero di Milano e al Maffei di Riva del Garda, filologo classico, poeta, drammaturgo e traduttore di classici tedeschi) e Paolo Domenico Malvinni (scrittore e libero ricercatore).
Il cartellone di eventi si apre con l’inaugurazione di un totem che in piazza Tre Novembre accanto alla torre Apponale, nel luogo in cui è ambientato «Il cacciatore Gracco», ricorderà Franz Kafka, i suoi soggiorni rivani e il racconto qui ambientato. Si segnala anche la presentazione della nuova traduzione del prof. Farina de «Il cacciatore Gracco», di dieci anni successiva alla prima, edita da Isenzatregua.
«Poi accadde. Il cacciatore Gracco a Riva. 1924/2024» è ideato e curato da Marina Bonometti, Franco Farina e Paolo Domenico Malvinni e organizzato in collaborazione con il Comune e la biblioteca civica di Riva del Garda e il Museo Alto Garda.
Lunedì 3 giugno
Domenica 30 giugno
Sabato 7 settembre
Venerdì 27 settembre
Ottobre 2024, data da definire
L’entrata agli eventi è libera e gratuita fatta eccezione per la vista guidata di domenica 30 giugno al Museo Alto Garda.
Informazioni
Marina Bonometti, Franco Farina e Paolo Domenico Malvinni hanno presentato la loro iniziativa martedì 28 maggio all’hotel Centrale in piazza Tre Novembre (edificio citato ne “Il cacciatore Gracco”), presenti anche il vicesindaco e assessore alla cultura Silvia Betta, il presidente del Mag Matteo Rapanà e il presidente dell’Apt Garda Dolomiti Silvio Rigatti.
Paolo Domenico Malvinni: Io scrivo racconti per una serie, “Accidenti e invenzioni”, che pubblico sulla rivista Uomo Città Territorio, in cui mi occupo di un accidente realmente accaduto e costruisco una situazione con la quale mi pongo delle domande. Nel mio intervento di lunedì risponderò alle seguenti domande: perché il turista e viaggiatore Kafka ha inserito questa città e questa piazza in un racconto così particolare? Come mai questo toponimo, Riva, è l’unico a comparire in tutta la sua produzione? Un racconto che ha una forza particolare e che può dire qualcosa anche a noi rivani di oggi.
Franco Farina: Kafka amava ridere, è questo un punto sul quale vorrei insistere. Ha scritto racconti duri, però il tono, pur macabro, era velato di umorismo. Per quanto riguarda la traduzione, vorrei segnalare che ad entrare sulla scena è il podestà di Riva, non il sindaco. Altro punto: la torre Apponale, che è punto di riferimento anche per Kafka, è una torre civica e non un campanile. E i volatili menzionati sono colombi e non piccioni. Sembrano dettagli ma per la scrittura di Kafka, precisa e densa di simboli e significati, non lo sono affatto.
Marina Bonometti: Ho insegnato per trent’anni lingua e letteratura tedesche al liceo Maffei e per il Novecento non potevo prescindere da Kafka e non potevo non farlo studiare attraverso questo racconto carico di significati. L’ho fatto anche per l’urgenza interiore di esprimere la grandezza di Kafka, oltre che per il piacere di parlare della mia città. I miei studenti l’hanno letto e indagato attentamente, e oggi io propongo una mia interpretazione dal punto di vista simbolico, indagando ciò che c’è dietro il piano letterale, che è surreale. Il piano simbolico spiega tutto e arricchisce il racconto di uno sfondo estremamente interessante. Con Kafka è essenziale tenere conto di questo doppio piano, che dobbiamo abituarci a scrutare, fino ad arrivare, è la mia tesi, a un riferimento al Purgatorio di Dante. Il simbolo è ambiguo e polivalente, ma ci connette con l’altro piano della realtà.