Residenza d’artista sul monte Stivo: la terza edizione
ARCO - Si svolgerà dal 1° al 28 luglio al rifugio «Prospero Marchetti» sul monte Stivo la terza edizione della residenza d’artista «Da Quassù».
Francesco Mina (classe 1997, torinese di nascita residente a Milano) e G. Olmo Stuppia (classe 1991, nato a Milano ma con profonde radici siciliane), i due artisti selezionati da una commissione composta dallo staff di In Habitat (che organizza l’iniziativa), da Denis Isaia (curatore della sezione contemporanea del Mart) e da Alberto Bighellini (gestore del rifugio), vivranno per un mese a 2000 metri di altitudine in un ambiente non convenzionale, isolati dal mondo, per una vera e propria esperienza formativa che stimoli la scoperta e la ricerca degli elementi essenziali e dei valori profondi, eliminando il più possibile il superfluo e l’accessorio, esperienza alla quale daranno forma artistica.
Artisti all’opera in quota
La residenza inizierà lunedì 1° luglio con la salita al rifugio e terminerà domenica 28 luglio con la presentazione dei lavori realizzati dagli artisti, che rimarranno in esposizione al rifugio o nei suoi dintorni per tutto il periodo estivo, per poi essere esposti a Verona nello spazio Habitat 83 e, l’anno successivo, ad Arco a Casa Collini, in occasione della conferenza stampa della prossima edizione.
L’iniziativa, a cura dell’associazione di promozione sociale In Habitat con il supporto del rifugio Marchetti, il sostegno di Trentino Marketing, il patrocinio del Comune di Arco la collaborazione di Galassia Mart (Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto), è stata presentata alla stampa nella mattina di giovedì 20 giugno a Palazzo dei Panni, presenti per l’amministrazione comunale l’assessore alla cultura Guido Trebo e la responsabile dell’Ufficio cultura Giancarla Tognoni, per In Habitat il presidente Zeno Massignan. Presente anche Francesco Mina.
Dal rifugio una triplice visione sui territori lombardi, veneti e trentini
«La particolare posizione del rifugio che sovrasta da nord il lago di Garda permette una triplice visione sui territori lombardi, veneti e trentini -ha spiegato Massignan- nonché una prospettiva ampia e un rapporto stretto e privilegiato con gli elementi naturali.
La vita in rifugio diventa un’esperienza accogliente e ricca di opportunità, dal rapporto ravvicinato con la natura alla vita senza scorciatoie e artifici. Le condizioni di isolamento e la condivisione degli spazi necessitano di strutturare una convivenza basata sull’empatia e il rispetto. La struttura è quasi autosufficiente dal punto di vista energetico, con pannelli fotovoltaici sul tetto e taniche per la raccolta dell’acqua piovana.
La consapevolezza delle limitate risorse disponibili necessita di una gestione attenta e virtuosa per la vita in rifugio; l’esperienza è molto simile a quella famigliare, ossia di un gruppo pronto ad aiutarsi strutturando un legame di sostegno tra i propri membri. La componente relazionale e sociale varia molto rispetto alla vita in città, dove normalmente si è abituati a uscire per avere dei rapporti sociali. In questo caso sono le persone che arrivano al rifugio, per trovare ristoro e un ambiente confortevole: un cambiamento evidente rispetto alla vita in qualsiasi centro urbano.
Quest’esperienza comunicata tramite espressioni artistiche vuole diffondere un messaggio di cambiamento, di critica sul nostro stile di vita, di ampliamento delle prospettive e di un fondamentale ritorno ad una vita di comunità. La residenza, per le difficoltà logistiche, relative al raggiungimento del rifugio che non assicura l’accessibilità a tutto quel pubblico potenzialmente interessato, verrà documentata con servizi fotografici e video consultabili sui canali social relativi e aggiornati quasi quotidianamente.
Oltre alla comunicazione tramite social network è prevista la realizzazione di contenuti video e fotografici per diffondere il progetto».
«Qui accanto si trova la galleria civica intitolata a Giovanni Segantini -ha detto l’assessore Trebo- con la quale questa bellissima iniziativa da tre anni ci permette di aggiungere una proposta sull’arte contemporanea, sempre con esiti di notevole interesse. I lavori che esponiamo a Casa Collini sono davvero profondi e riescono sempre a entrare in dialogo con le nostre esposizioni in galleria civica, e guarda caso c’è sempre un elemento di vicinanza, come quest’anno con “Il poema universale”, mostra dedicata al rapporto di Segantini con la natura. La residenza d’artista ci consente inoltre di proporre una riflessione sulla sostenibilità, sulla fragilità dell’ambiente naturale e su limiti, rivolgimenti e problemi che oggi sempre più impongono delle scelte».
Gli artisti: Francesco Mina
Francesco Mina, classe 1997, nasce a Torino e successivamente si trasferisce a Milano, dove attualmente lavora. Il suo percorso artistico si sviluppa da autodidatta ed è stato sempre accompagnato da studi di tipo scientifico. Nel tempo la formazione intrapresa ha plasmato dal punto di vista metodologico la sua ricerca artistica, in cui la pratica è accostata ad uno spazio dedicato allo studio teorico dei temi affrontati. Attraverso studi di geologia e dei processi di macellazione, i suoi ultimi lavori accostano l’elemento della pietra e quello della carne.
La ricerca è volta alla scoperta di un possibile rapporto tra questi corpi, apparentemente opposti, invertendone la percezione che normalmente se ne ha. Da una parte la pietra, spogliata della sua dimensione di simbolo, è affrontata come corpo vivo in costante e lentissimo cambiamento; dall’altra il corpo abitato dalla vita biologica, soggetto all’esperienza della morte, è riscoperto come custode di un senso di eternità a partire dalla sua intrinseca fragilità. La tecnica principale che utilizza è il disegno a grafite, messo in pratica come lenta stratificazione del minerale al fine di ricostruire i soggetti, trasfigurandoli nella loro percezione visiva.
A essa sono accostate pratiche di tipo installativo e performativo, spesso attuate attraverso collaborazioni multidisciplinari. Nel 2021 ha partecipato alla creazione del collettivo artistico milanese Pandemia, che nel 2022 si è costituito come associazione, pensata come luogo di sperimentazione e ricerca artistica interdisciplinare. Ha curato tutti gli eventi di Pandemia dal 2022 ad ora, partecipando ad alcuni di essi anche in qualità di artista. Nel 2022 ha partecipato alla seconda edizione della fiera d’arte (Un)fair a Milano, in collaborazione con la galleria Looking for Art. Tra il 2022 e il 2023 si è dedicato soprattutto allo studio teorico, frequentando i corsi di Fenomenologia dell’arte contemporanea, Estetica e Storia dell’arte moderna e contemporanea presso l’Accademia di belle Arti di Brera. Durante la Milano art week 2024 ha esposto presso spazioSerra il progetto personale “Macello Lancetti”.
Gli artisti: G. Olmo Stuppia
G. Olmo Stuppia, classe 1991, è uno scultore e autore la cui pratica si concentra sull’ibridazione di arte, cinema, cammino inteso come atto spirituale e politico. Il suo lavoro nasce da un interesse per l’alchimia, così come per la poesia epica e la cultura classica, che condensa attraverso l’uso di archetipi e ambienti visionari ed estremi. Nel 2017 ha fondato Cassata Drone Exapanded Archive, una media agency itinerante che ha riaperto alla città panormita un attico abbandonato con inserti di Carlo Scarpa, invitando tra gli altri, James Bridler e Raqs Media Collective. Attualmente CDEA ospita la prima residenza in Sicilia per sole entità femminili “La folgore di Atena”.
Le sue opere sono state presentate a La Biennale di Venezia 2022 Sposare la notte c/by Adriana Rispoli e Eugenio Viola) e alla Biennale di Venezia 2023 con Escuela Moderna ove ha performato RT un omaggio a Tina Anselmi e Rosa Luxembourg curato da Matteo Binci per ParcoAperto23. A Palazzo Magenta presso la D&D Collection di Parigi presenta la sua prima mostra monografica in dialogo con opere di Ali Cherri e Hermann Nitsch a cura di Denis Croisat, Didier Beaumelle. Ha esposto presso la Triennale di Milano 2021 con Milano Piano Zero a cura di Giacomo Pigliapoco, a Venice Art Factory SPARC nel 2021 a cura di Francesca Giubilei e Luca Berta, all’ Institut National d’Histoire de l’Art 2019 di Parigi a cura di Anna Battiston, presso Fond. Sandretto 2016 a cura di Campo15, alla Fond. Bevilacqua La Masa nel 2016 e 2017 a cura di Alessandra Galletta, Stefano Coletto.
Il suo primo catalogo esteso “Tenebra” a cura di E. Gremmo è in uscita con Postmedia Books, Milano, 2022. Vive e lavora nella Laguna di Venezia di cui conosce sotterfugi e bagliori antichi. Si è laureato in Arti Visive all’Università IUAV di Venezia dove ha svolto una breve borsa di studio “AltroVe” nel 2019. Collabora con le riviste Engramma, Mousse Magazine, Artribune, Universal Cinema Canada e scrive sceneggiature e poesie. Naviga, con Cuba e Fabio Scrivanti una patanella da pesca.
La mostra
Terminata la conferenza stampa, nel vicino spazio espositivo di Casa Collini si è inaugurata la mostra dedicata alla residenza d’artista dell’anno scorso, che si è svolta dal 3 al 29 luglio 2023, protagonisti gli artisti Chiara Gambirasio (Bergamo, 1996) e Raffaele Vitto (Canosa di Puglia, 1993).
I lavori prodotti sono «Ammiraggio» per Chiara Gambirasio e «617 C» per Raffele Vitto. Fortemente connessi all’ambiente, non sono trasportabili e sono rimasti al rifugio, e in mostra sono documentati con fotografie e altre tracce.
La mostra è aperta alla visita fino al 28 luglio con lo stesso orario della galleria civica Segantini: tutti i giorni tranne il lunedì (giorno di chiusura) dalle 10 alle 18 con ingresso libero.
Foto del monte Stivo: Apt Garda Dolomiti
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