Eccidio dei Martiri: venerdì l’80° anniversario
RIVA DEL GARDA - Ottant’anni fa, il 28 giugno 1944, si compiva uno dei fatti più dolorosi e tragici della Resistenza dell’Alto Garda, quello noto come l’eccidio del Martiri.
Alcune decine di militari delle SS agli ordini del maggiore Rudolf Tyrolf, comandante della polizia tedesca di Bolzano, eseguirono una spietata azione repressiva: tra Riva del Garda, Arco, Nago e Torbole furono assassinate undici persone e compiuti arresti e torture.
Il ricordo di quell’orrore è sempre vivo nelle comunità dell’Alto Garda, che da tempo ne celebrano ogni anno il ricordo. La solenne cerimonia di commemorazione dei Martiri del 28 giugno, svolta in modo congiunto dai Comuni di Arco, Riva del Garda e Nago-Torbole, si tiene quest’anno a Riva del Garda.
Il programma delle commemorazioni
La giornata di commemorazioni inizia come di consueto a Riva del Garda con i tradizionali rintocchi della Renga, la campana della torre civica Apponale, presenti il sindaco Cristina Santi, la Giunta municipale e una rappresentanza del Consiglio comunale con il presidente Salvatore Mamone, oltre a una rappresentanza delle forze dell’ordine e della associazioni combattentistiche e d’arma, presenti inoltre alcuni ex partigiani e parenti delle vittime.
L’iniziativa è nata dalla proposta di un gruppo di cittadini rivani, accolta all’unanimità dal Consiglio comunale nel settembre del 2003, a ricordo perenne dei Martiri.
Come consuetudine, ai rintocchi della torre civica farà seguito la deposizione di corone di alloro alla lapide nella loggia pretoria, alla stele dei Martiri e al sacrario dei Caduti e al cimitero del Grez. E ai tre cippi intitolati a Meroni, Impera e Franchetti.
La cerimonia congiunta a Riva del Garda si svolge alla loggia pretoria sotto i portici del municipio con inizio alle ore 18, con l’allocuzione del sindaco della città ospitante, Cristina Santi, e la deposizione di una corona alla lapide che ricorda i Martiri della Libertà, presenti anche i sindaci di Arco Alessandro Betta e di Nago-Torbole Gianni Morandi, con le rappresentanze delle Giunte e dei Consigli dei tre Comuni, della Comunità di valle, della polizia locale, delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco, dei gruppi dell’Associazione nazionale alpini, dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, del Nucleo volontari alpini e delle associazioni combattentistiche e d’arma.
A seguire, la sfilata con la Fanfara alpina di Riva del Garda fino alla Rocca dove, nel cortile interno, la commemorazione proseguirà con una reading/performance della Compagnia delle Nuvole, con musiche dal vivo di Carlo Cenini, consulenza drammaturgica di Anpi Alto Garda e Ledro, Orietta Masserini e Graziano Riccadonna (in caso di pioggia la performance si svolgerà all’auditorium del Conservatorio).
Foto: alcuni momenti della celebrazione congiunta dello scorso anno ad Arco e di quella a Riva del Garda.
Cenni storici
Dopo l’8 settembre 1943 la provincia di Trento, insieme a quelle di Bolzano e di Belluno, fece parte dell’Alpenvorland (zona di operazione delle Prealpi) e venne posta da Hitler direttamente sotto il dominio del Gauleiter di Innsbruck, Franz Hofer. A causa di questo stretto controllo, i partigiani si impegnarono nella Resistenza ma non ebbero grandi occasioni di scontro armato, salvo che negli ultimi giorni di guerra, quando la brigata Garibaldi «Eugenio Impera» e i battaglioni degli operai Fiat (interi reparti erano stati trasferiti dopo l’8 settembre da Torino nelle gallerie della Gardesana occidentale) in tre giorni di combattimenti misero in fuga la guarnigione tedesca e i fascisti, salvando l’Alto Garda (ed in particolare la città di Riva) dal bombardamento americano.
L’attività partigiana aveva avuto comunque grande fermento fin dal 1943, con gruppi di combattenti in clandestinità sulle montagne intorno all’Alto Garda, ma anche con un’azione diffusa di un consistente gruppo antifascista costituitosi nella zona del Basso Sarca, in particolare del gruppo studentesco legato ad un insegnante del locale liceo, il professor Guido Gori: gruppo poi divenuto formazione partigiana, guidata dal tenente degli alpini Gastone Franchetti e praticamente distrutto dalla repressione nazista all’alba del 28 giugno 1944.
In quella data, infatti, reparti delle SS operarono decine di arresti e assassinarono nel Basso Sarca 11 persone, tra cui i giovani studenti Enrico Meroni ed Eugenio Impera, cui fu poi intitolata la Brigata partigiana Garibaldi dell’Alto Garda.
I gruppi partigiani armati e organizzati militarmente erano in quegli anni rifugiati sulle montagne dell’Oltresarca (sul Monte Velo, specialmente) e in numero ancor maggiore nella zona di San Giovanni al Monte. Qui, in località Gorghi, si trovava un rifugio partigiano che ospitava anche una stamperia clandestina, dove trovarono rifugio diversi comandanti e attivisti partigiani. Fra di loro, si ricorda in particolare Giovanni Parolari, commissario politico per il Basso Sarca e contatto con la rete partigiana nazionale, che coordinò le azioni dei comandanti partigiani per la liberazione dell’Alto Garda alla fine della guerra, ma che per tutto il ventennio fascista era stato impegnato in attività di opposizione al regime che gli erano valse il carcere ed il confino.
Parolari, nato l’11 ottobre del 1909 a Chiarano, sopravvisse alla guerra e alla Resistenza, impegnandosi negli anni successivi a ricordare e testimoniare gli eventi e i valori che avevano ispirato le azioni dei partigiani. Interessantissimo il volume «Antifascismo e lotta di liberazione nella valle del Sarca. 1920-1945» che lui ha scritto e pubblicato con la casa editrice Temi nel 1975 (info tratte da www.cultura.trentino.it).
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