«Tutto per tutti»: è lo slogan scelto da Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Il Vittoriale, per il progetto di digitalizzazione degli archivi, che verranno poi messi a disposizione sul web per la consultazione degli studiosi e del pubblico.
L’annuncio, da parte di Guerri, è avvenuto sabato 29 giugno, in occasione della presentazione dell’acquisto della collezione Paglieri.
Migliaia e migliaia di carte, autografi inediti e manoscritti. Poi ancora lettere, fotografie, edizioni speciali di opere dannunziane, agende e libri mastri. Uno sterminato tesoro di valore inestimabile, grazie al quale si potrà entrare in contatto più stretto con la quotidianità di un poeta che ha fatto dell’esistenza fuori dall’ordinario un tratto distintivo.
Un patrimonio, peraltro, in grado di influire profondamente sull’attuale conoscenza storica della vita di Gabriele d’Annunzio e sulla ricostruzione delle vicende della Fabbrica del Vittoriale. Il presidente della Fondazione dannunziana, Giordano Bruno Guerri, parla di «un’acquisizione strepitosa che darà lavoro agli studiosi per anni» e che costringerà a «rimettere mano alle biografie di d’Annunzio».
Insomma, un evento epocale per gli studiosi del Vate, celebrato il 29 giugno al Vittoriale nel corso della festa «Vedi, vedi: queste sono le carte che ti volevo mostrare…». Il titolo dell’evento è una citazione dannunziana tratta dal «Trionfo della morte», scelta per celebrare, parole di Guerri, «un trionfo per gli studi».
Questo è infatti ciò che rappresenta l’acquisizione del «Fondo Paglieri», il più importante arrivo di documenti al Vittoriale da quando d’Annunzio vi portò, alla fine del 1921, gli autografi delle sue opere e i documenti salvati dal sequestro fiorentino del 1910.
Guerri parla di un «grande investimento economico», ma sull’entità dell’esborso non si esprime: «Sono presenti le eredi Paglieri dalle quali abbiamo acquisito il fondo: sarebbe poco elegante». Ma il vero valore dell’operazione è certamente quello culturale: «Ci permetterà di scoprire sfumature rimaste ancora inedite di d’Annunzio – continua il presidente -, dei suoi rapporti personali e professionali, oltre che della costruzione del Vittoriale. Inoltre, facendo da tramite per la Regione Abruzzo nell’acquisizione della biblioteca moderna del Fondo Paglieri, finalmente Pescara potrà avere una biblioteca dedicata alla figura del Vate e diventare un secondo importante punto di riferimento per gli studiosi dannunziani e gli storici».
Il primo nucleo della collezione Paglieri nasce negli anni Trenta con il poeta ancora in vita, grazie all’imprenditore alessandrino Lodovico Paglieri, classe 1902, prosecutore della nota dinastia profumiera (nota a tutti per la produzione dell’acqua di Colonia Felce azzurra), e continua con il figlio Mario, nato nel 1934, ancora in vita, la cui figura è stata ricordata al Vittoriale dalla figlia Debora e dalla nipote Ginevra, che hanno maturato la convinzione che un bene così prezioso non potesse restare chiuso fra le mura di un palazzo privato.
Così è stato: «Oggi – dice Annalisa Rossi, soprintendente archivistica e bibliografica della Lombardia – si compie un ritorno a casa».
Il fondo consta di 1800 esemplari di edizioni speciali, alcune preziose, come certe prime edizioni in carta di seta giapponese, altre popolari, come gli Oscar Mondandori. Poi ancora orazioni, lettere, messaggi pubblicati a stampa in facsimile d’autografo e un’importante raccolta di spartiti e partiture musicali complete, composte tutte per opere dannunziane.
Preziosissime per gli studiosi sono le 1.000 lettere di d’Annunzio a vari corrispondenti, tra cui quelle inedite indirizzate al farmacista di Gardone Riviera Mario Ferrari, ribattezzato dal Vate «Pharmacopola», venditore di farmaci.
Poi manoscritti, tra opere, componimenti e messaggi; buste, carte sparse, appunti, note spese, biglietti, documenti personali e di famiglia, una moltitudine di carte, album e stampe fotografiche che andranno a ricomporre il quadro della intricata biografia dannunziana.
Di straordinario rilievo per la ricostruzione delle vicende della Fabbrica del Vittoriale sono i faldoni che conservano agende, libri mastri e pagamenti di fatture, certamente provenienti dall’ufficio dell’architetto Gian Carlo Maroni.
La collezione è allestita in una sala aperta agli studiosi e intitolata a Mario Paglieri, all’interno del Museo della Santa Fabbrica «Gian Carlo Maroni», nell’edificio del Casseretto. «Il fondo – dice Guerri – è qui in via definitiva. Ora è un bene inalienabile dello Stato».
Per celebrare l’acquisizione del Fondo Paglieri Guerri ha annunciato l’avvio di quello che, «nel trionfo di sigle che ci attorniano, ho chiamato TpT, Tutto per Tutti: la digitalizzazione completa dei nostri archivi, un’impresa che impegnerà i prossimi cinque anni».
Gli archivi dannunziani sono sterminati e digitalizzarli sarà un’operazione titanica, ma necessaria per una fruizione universale del patrimonio dannunziano, per la quale il Cda della Fondazione ha stanziato mezzo milione di euro.
«Il progetto – spiegano Roberta Valbusa e Alessandro Tonacci, archivisti e bibliotecari del Vittoriale – consentirà, grazie all’utilizzo di software forniti dal Ministero della cultura, la consultazione libera dei documenti del Vittoriale da parte di tutti gli studiosi. Il patrimonio conservato a Gardone Riviera sarà accessibile comodamente da tutto il mondo».
È un’opera già avviata, che ora, grazie ai nuovi stanziamenti, conoscerà una decisa accelerata. Al lavoro ci sono tre archiviste esterne che elaborano le schede di ogni singolo documento e una ditta specializzata che si occupa della digitalizzazione.
Per gli archivi del Vittoriale sarà una grande modernizzazione. La digitalizzazione riguarderà anche il Fondo Paglieri, che per la soprintende archivistica della Lombardia Annalisa Rossi, va finalmente «a riconnettersi all’archivio personale di Gabriele d’Annunzio già conservato al Vittoriale».
Le carte del Fondo Paglieri tornate a casa danno in un certo senso sostanza a quella previsione normativa nel Codice dei beni culturali che vieta esplicitamente lo smembramento degli archivi. «L’archivio di d’Annunzio e la collezione Palmieri – conclude Rossi – ora si parlano attraverso un filo rosso di questo luogo, nel quale si sono sedimentate le opere di d’Annunzio. Si ricostituisce così un vero e proprio teatro della memoria. Gli archivi fanno anch’essi parte di questo paesaggio, non teoricamente ma strutturalmente».