Scrive la dott.ssa Beatrice Zambiasi: «Stiamo vivendo in un’epoca di grandi trasformazioni provocate dagli esiti e dalle azioni dell’uomo sul clima, sulla natura e le sue biodiversità. Una conferma di questa presa di coscienza è inaspettatamente contenuta nel messaggio di insediamento del neo presidente della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano (abbiamo scritto qui dell’insediamento, ndr): “Ogni passo che faremo, ogni decisione che prenderemo, sarà guidata dalla responsabilità verso le generazioni future e dal rispetto del nostro ambiente. Rendiamo il Parco Alto Garda Bresciano un modello di sviluppo comunitario e ambientale, un luogo dove la natura, la cultura e l’innovazione convivono in armonia”.
Le significative parole di Franceschino Risatti non solo hanno trovato il pieno accordo del sindaco di Salò, che vede nel “Parco un brand importantissimo che può portare ad un valore aggiunto a tutto il territorio” ma hanno altresì incontrato l’approvazione di tutti i sindaci della Comunità Montana.
Queste prese di posizione dei protagonisti politici nell’alto Garda Bresciano hanno qualcosa di miracoloso. Sicuramente sono diverse dalle politiche locali a cui eravamo abituati. Riescono addirittura a mettere in ombra le attività degli ambientalisti nostrani, concentrate esclusivamente sulla ciclovia o sulle responsabilità ambientali dell’over-turismo.
Naturalmente solo i risultati concreti e l’implementazione di azioni trasformative potranno misurare la reale serietà e veridicità di queste nobili intenzioni e fugare ogni dubbio di possibili reiterazioni di quelle brillanti parole demagogiche a cui facciamo fatica a non assuefarci completamente.
L’ambizioso programma annunciato – che comprende natura e cultura, innovazione e sostenibilità, esclusività e responsabilità verso le future generazioni – affronta sfide determinanti per il nostro futuro. Quella che stiamo vivendo è un’epoca in cui si dovranno prendere di petto i problemi ambientali globali. Il cambiamento del clima è in cima alla lista delle priorità (si ricordi come la devastazione della tempesta Vaia dell’ottobre 2018 ci abbia solo sfiorato). Tuttavia ci sono altre questioni che non vanno trascurate, come, principalmente, la tutela delle biodiversità. Se non si agisce con decisione, i danni provocati potranno essere irreparabili. I “teatrini per il clima” non bastano e le iniziative come l’uso della bicicletta hanno scarsa rilevanza rispetto all’enorme sfida che abbiamo di fronte.
La ricerca di rapporti armonici fra natura, cultura e innovazione, vale a dire il significato più efficace del termine “sostenibilità” e il fondamento della vita di un Parco, dovrebbe costituire le basi fondamentali non solo per un turismo di qualità ma, anche e forse soprattutto per la vita dei cittadini nel loro insieme, compresi coloro che non vivono di turismo e di commercio.
La ricerca di coniugare l’economia turistica con la natura non deve far dimenticare che l’uomo è parte integrante di una natura che non è solo un suo “oggetto”, “valore d’uso o di scambio” oppure semplice “patrimonio”. La sostenibilità include la cittadinanza, e quella società civile che si trova alle prese con un crescente disagio verso amministrazioni al servizio di una cerchia ristretta di imponenti interessi clientelari. Mi riferisco ad esempio, alla facile invasione di capitali alto atesini pronti ad espandere nuovi insediamenti turistici e a bloccare “a casa loro” i residenti locali, molto preoccupati per l’eccessiva pressione urbanistica.
È da queste tematiche che dovremmo ripartire per ripensare il futuro. Mi sia dunque consentito riprendere, non solo a titolo di esempio, un tema forte, sia simbolicamente sia concretamente, soprattutto per le sue ricadute economiche e sociali: mi riferisco, cioè, alla ricerca di salvare il carpione, una preziosissima specie che esiste solo nel Garda, a cui ho dedicato grandi sforzi, come direttrice del parco e come cittadina. Su questo versante le attività di riproduzione artificiale e di ripopolamento del carpione finora adottate si sono rivelate un totale fallimento.
Ciononostante si sta continuando ad insistere nel continuo prelievo dei pochi carpioni rimasti, incuranti dell’importanza di ogni singolo esemplare per scongiurarne l’estinzione. Alle critiche da parte di molti tecnici e specialisti e alle richieste di trasparenza sulle confuse strategie politiche adottate si risponde alzando barriere con sprezzante cinismo.
Insieme alle limonaie, il salmonide che depone le uova sui letti di frega nel Parco dell’alto Garda è il principale protagonista dell’esclusività e della irrepetibilità del nostro ambiente in qualsiasi altra parte del mondo.
Pertanto dovrebbe entrare stabilmente a far parte del patrimonio identitario di noi Gardesani e caratterizzare il filo sempre più sottile che ci lega alla nostra storia. Da queste prospettive, la presa di coscienza della nostra unicità ed esclusività si configura come la principale forza e il valore aggiunto di alta qualità per guardare diversamente al futuro e alla responsabilità verso le nuove generazioni, evocati correttamente dal presidente della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano a da tutti i sindaci del Parco.