Una cucina nuova, sicura, al passo con i tempi e altamente efficiente. Una risorsa preziosa per la Rsa, i suoi ospiti e il personale, ma, in prospettiva, anche per la refezione scolastica o altre esigenze di natura sociale della comunità.
I lavori, iniziati il 16 gennaio e formalmente chiusi il 12 luglio, hanno portato in dotazione alla Rsa «G.B.Bianchi» una cucina nuova fiammante, ricavata nell’ex lavanderia, servizio affidato a una ditta esterna dai tempi del Covid. È un’opera importante per la Rsa e per la comunità toscomadernese, perché la nuova cucina della Bianchi, dice il presidente del Cda della Fondazione, Francesco Rampi, «ha una capacità che va ben oltre le esigenze interne».
La Rsa, spiega Rampi, «ha un fabbisogno, tra pranzo e cena, di 200 pasti giornalieri per gli 84 ospiti e il personale, ma i nuovi spazi e le nuove attrezzature permettono una produzione di mille pasti al giorno. Quando scadrà il contratto di appalto della mensa per la scuola elementare potremo valutare di far fronte, oltre alle nostre esigenze, anche a quelle scolastiche. Ovviamente deciderà l’Amministrazione comunale, ma ora ci sono le condizioni per farlo».
La Fondazione Bianchi ha già sottoposto la nuova cucina ad una sorta di prova generale in vista di futuri maggiori impegni, fornendo nelle scorse settimane, in accordo con l’Unità pastorale, 200 pasti al giorno per i bambini partecipanti ai tre grest organizzati in paese. «Bambini e ragazzi – dice Rampi – hanno dimostrato apprezzamento».
La nuova cucina dispone di 82 mq di superficie, rispetto ai 37,5 della precedente. Sono aumentati anche gli spazi dispensa, da 25 a 40 mq, e per i dipendenti c’è pure un ristorante aziendale.
Inoltre, la collocazione al livello del parcheggio faciliterà le operazioni di approvvigionamento liberando il giardino frequentato dagli ospiti dalla pericolosa presenza dei furgoni dei fornitori. Nella nuova cucina lavorano 5 dei 70 dipendenti della Rsa, in un ambiente confortevole: «Si tratta – continua Rampi – di spazi dotati di un moderno impianto di trattamento dell’aria a ventilazione meccanica, per il raffrescamento estivo e il riscaldamento invernale. Abbiamo inoltre eliminato il gas, anche per ragioni di sicurezza, e i fornelli funzionano con piastre a induzione alimentate da pannelli fotovoltaici».
Oltre al risparmio energetico, la Fondazione persegue anche la lotta allo spreco alimentare. Il cibo non consumato dagli ospiti (non servito e perfettamente conservato, nel rispetto di tutti i parametri di igiene) «non verrà più scartato – conclude Rampi – ma abbattuto in monoporzioni e affidato ai Servizi sociali comunali per il sostegno delle persone indigenti. Si tratta di oltre 3mila pasti all’anno».