Lettere al direttore

Ultraturismo sul Garda, le considerazioni di un residente

«Imprigionato in una delle solite interminabili code sulla Gardesana – scrive il lettore -, mi chiedevo se per la salute di una persona sia più nocivo abitare nei pressi di una fabbrica che riversa veleni nell’aria e nel suolo, oppure in un ameno luogo turistico soffocato da colonne interminabili di auto, e moltitudini quantomeno irritanti che invadono ogni tuo spazio vitale.

La domanda è, ovviamente, rimasta senza risposta, anche perché superato il semaforo di Gardone Riviera la colonna d’auto aveva ripreso il suo lento procedere almeno fino a Fasano per poi ingolfarsi di nuovo nei mille attraversamenti di Toscolano-Maderno.

Il tema è comunque d’attualità in questo scampolo di ferragosto: come fermare l’Overturism, o, secondo una definizione più italiana l’Ultraturismo.

Che sia divenuto un fenomeno non più tollerabile dai residenti e comunque mal sopportato dagli stessi turisti che amano la qualità è evidente. Forse gli unici ancora a fregarsi le mani sono coloro che alla sera tirano il cassetto dei vari esercizi pubblici e ci trovano un bel gruzzolo di quattrini.

Per i residenti solo svantaggi: mobilità limitata, cementificazione, confusione, disordine, code, sporcizia ovunque, prezzi alle stelle.

Del resto perché cambiare rotta? Se, come dicono i dati forniti da Bresciatourism, negli anni 90 si contavano sul Garda 5 milioni di presenze ed oggi sono 24 milioni significa che la politica dei prezzi alti, del cemento, del cattivo gusto, premia. Anzi più il Garda spennerà i turisti e più sarà trasformato in uno squallido luna park maggiore sarà l’attrattiva.

Qualche commento in merito esce anche dalle bocche dei politici e di quanti hanno un ruolo di programmazione, ma appare evidente che il problema non ha soluzioni, almeno a breve termine.

Posto che sarà ben difficile, se non impossibile impedire la mobilità delle persone, credo ci sia anche un diritto all’autodifesa della propria qualità della vita da parte di chi risiede in un determinato luogo.

Per questo c’è la necessita che sul Garda, in ogni comune del Garda, nasca un comitato di residenti che si opponga a questo turismo invadente, spesso cafone e poco rispettoso del territorio.

Servono non tavole rotonde o incontri pubblici come quelli tenuti per le ciclabili che si concludono con ottimi propositi, ma nulla di concreto.

Sono necessarie iniziative anche provocatorie o clamorose, come quelle attuate in Spagna, che portino questo tema nella giusta considerazione di chi ha il compito di governare il territorio.

Una volta si scendeva in strada per chiedere pane e lavoro. Ora è il momento di farlo per chiedere di poter vivere sereni nei propri paesi».

Luca Pelizzari

 

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GardaPost