Partecipazione per arginare il turismo predatorio
LAGO DI GARDA - Nuovo contributo sul dibattito in atto sull'overtourism. Lettera dal Tavolo Albiente Garda, che auspica una maggior partecipazione dei cittadini alla vita politica.
Scrive il Tavolo Ambiente Garda: Abbiamo letto le considerazioni di un residente circa gli effetti dell’overtourism sul lago di Garda nella lettera al direttore del 24 agosto sulla vostra testata (la puoi leggere qui).
Già a Novembre dello scorso anno, come Tavolo Ambiente Garda, abbiamo tenuto a Desenzano un convegno dal provocatorio titolo “Il turismo predatorio” .
La sala era gremita di gente, segnale forte e chiaro della percezione del problema da parte dei cittadini. I disagi sono noti: traffico, code, parcheggi introvabili e a costi esorbitanti e, cosa assai grave, i giovani costretti a trasferirsi altrove per mancanza di locazioni a lungo termine.
Se sul Garda dagli anni ’90 ad oggi siamo passati da 5 milioni a 24 milioni di presenze, è perché nel frattempo una politica miope e senza idea di futuro ha permesso di devastare aree di pregio per costruire ogni tipo di struttura recettiva e ricreativa aumentando l’offerta; una politica persuasa probabilmente che tutto si possa risolvere con la formula magica della crescita senza limiti.
Un problema molto complesso che merita un’attenta, lucida e solerte analisi e programmazione da parte della politica e una presa di coscienza del fenomeno da parte dei residenti.
Progetti come la ciclovia (che poi è una ciclopedonale) che nell’alto Garda sarà ancorata alle splendide falesie e a sbalzo sul lago hanno il solo scopo di attirare più turisti e aumentare il guadagno per gli operatori del settore, ma produrranno effetti (oltre alla distruzione di habitat naturali e scempio paesaggistico) come la gentrificazione che spinge all’abbandono (volente o nolente) dei territori con conseguente perdita di identità delle comunità locali.
Opporsi alle opere che consumano suolo e devastano l’ambiente, oppure a scelte che ricadono negativamente sugli abitanti, è da sempre lavoro dei comitati che fanno opera di informazione e di sensibilizzazione e che, con le loro forme di protesta, cercano di fermare scelte dove troppo spesso il guadagno prevale sul benessere del territorio e dei suoi abitanti.
Istanze che molto spesso, ma non sempre per fortuna, fanno i conti con il disinteresse dei cittadini o forse con la mancata presa di coscienza di cosa sta succedendo.
Per non arrivare, come a Barcellona, a spruzzare acqua ai turisti (ricordiamo che turisti lo siamo tutti da qualche parte) o a cortei di gente inferocita come alle Canarie, auspichiamo una maggior partecipazione dei cittadini alla vita politica delle città nelle forme che più gli sono congeniali.
Solo questo tipo di pressione che dimostrerà una cittadinanza attiva e attenta potrà cambiare lo stato delle cose che danneggia il benessere dei singoli e la terra su cui viviamo.
In sostanza, i comitati ci sono, attendiamo la partecipazione dei cittadini!».
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