Omicidio di Sharon Verzeni, i ragazzi del Mu.Re. sulle tracce dell’arma del delitto

TERNO D'ISOLA (BG) - Paolo Gibba Campanardi e i ragazzi del Mu.Re. impegnati con i loro metal detector nelle ricerche dell'arma del delitto.

Di solito operano nei boschi, lungo i vecchi fronti di guerra, là dove c’erano trincee e postazioni militari. Questa volta sono al lavoro in ambiente urbano, a battere le strade di Terno d’Isola attorno a via Castegnate, dove è stata uccisa Sharon Verzeni, poco dopo l’una nella notte tra il 29 e il 30 luglio.

I ragazzi del Mu.Re., Museo Recuperanti 1915-1918 Alto Garda Bresciano, stati attivati dalla Procura di Bergamo, che già in passato si era rivolta a loro in qualità di esperti nella ricerca di ordigni bellici, maestri nell’utilizzare magneti e metal detector.

«Siamo stati contattati dai Carabinieri di Bergamo. Non è la prima volta. Quando c’è da cercare qualche oggetto metallico, che sia l’arma di un delitto o qualche altro elemento utile alle indagini, garantiamo volentieri il nostro contributo. Siamo qui a fare il nostro dovere». Parole di Paolo Campanardi, 40enne di Toscolano Maderno, conosciuto dal grande pubblico come Gibba, il protagonista del format Metal Detective targato Discovery.

Campanardi e compagni hanno operato nella giornata di ieri, mercoledì 28, ed oggi sono di nuovo al lavoro.

Campanardi, anima del Museo Recuperanti 1915-1918 Alto Garda Bresciano allestito in via Benamati a Maderno (qui avevamo scritto dell’inaugurazione della nuova sede), è l’esperto che coordina la squadra incaricata dalla Procura di Bergamo per la caccia all’arma del delitto dell’omicidio Verzeni.

Gibba e compagni scandagliano con i loro metal detector siepi, cespugli e anfratti, setacciano cortili, scrutano all’interno dei tombini. Il Gruppo Ricerca, che ha dato vita al Mu.Re, è stato costituito nel 2015. I componenti del sodalizio, armati di metal detector, scandagliano i fronti di guerra dell’arco alpino recuperando armi, munizioni, elmetti, gavette e un’infinità di oggetti che raccontano la quotidianità della guerra. La loro professionalità è riconosciuta da Procure e forze dell’ordine, che più volte li hanno ingaggiati per la ricerca di un’arma del delitto.

«È già successo in tre o quattro casi – conclude Campanardi -, per noi è un onore dare una mano in queste circostanze». Di solito fanno luce sui misteri della storia, come quando trovarono 8 piastrine di soldati Usa «missing in action».

Questa volta sono chiamati a dare un contributo alla risoluzione di un caso di stretta attualità.

 

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