L’overtourism e il paradiso gardesano perduto

LAGO DI GARDA - Le considerazioni di un lettore sull'eccessiva pressione turistica e su un’economia truccata che ha mercificato un territorio e distrutto l’identità collettiva.

In questo periodo estivo si discute della comparsa del fenomeno dell’overtourism, neologismo che forse intende dare una nota di attualità al concetto. Il termine è usato da TV e stampa locale per sottolineare, letteralmente, il «troppo turismo».

Una scoperta dell’acqua calda, per la verità, arrivata molto in ritardo, principalmente per cercare di entrare in contatto con la gente locale, facendosi portavoce dei disagi dei residenti abitanti del “paradiso perduto” a causa dell’invasione dei turisti. Ho da sempre lavorato nel turismo e, sentendo questi slogan estivi, mi chiedo di quale «paradiso» e di quale «turismo» stiano parlando.

La situazione è infatti tutt’altro che chiara. Basta percorrere la Strada Gardesana occidentale da Desenzano a Salò. Passando da una rotonda all’altra, tra un supermercato a destra e un capannone a sinistra si stenta a capire dove sia la vocazione turistica del territorio.

Per restare sul lungolago di Toscolano-Maderno, paese in cui vivo, dobbiamo registrare una progressiva chiusura di hotel e pensioni e/o la loro trasformazione in appartamenti e residence: l’hotel Golfo e l’hotel San Marco sono chiusi; l’hotel Pia Marta dopo la ristrutturazione non è mai stato aperto; l’hotel Rock è un rudere in attesa di trasformazione; la Pensione Serenella, la locanda la Pergola, l’Hotel Bologna, hotel Benaco, Villa Adele sono ora appartamenti. Realtà lavorative che hanno fatto la stessa fine, sono scomparse.

Sarebbe dunque questo il “paradiso perduto” dai residenti e imposto dalle varie amministrazioni, nessuna esclusa, che hanno consegnato il telecomando della politica in mano a uomini d’affari, alle banche e alle agenzie immobiliari?

Tutto ciò ha avuto inizio con il primo grande investimento nell’alto Garda bresciano negli anni Sessanta: la realizzazione della diga di Valvestino per la produzione di energia elettrica. Salutata come il pilastro portante dello sviluppo e del progresso nonché motore del “miracolo economico” e simbolo della modernità e del futuro, adesso rappresenta solo il passato, una zavorra che nessuno vorrebbe portare. Toglierla dai piedi costerà più dei benefici che ha prodotto. Nel lago artificiale di Gargnano ci sono circa 20 metri di fanghi depositati sul fondo, derivati dagli scarichi di tutte le frazioni dei comuni di Valvestino e di Magasa. La centrale idroelettrica è oggi come un vecchio trattore di cui si usa solo il cardano, ogni tanto e quando serve: nulla più.

La speculazione edilizia prendeva piede negli stessi anni sul territorio Gardesano, spacciata anch’essa come simbolo di modernità e progresso: anch’essa è oggi un’altra pesante zavorra che costa immensamente più dei benefici generati. C’è infatti bisogno di un esercito di “occupati” per smaltire i rifiuti prodotti e di ingenti capitali pubblici, che solo poche categorie contribuiscono a formare, per la depurazione del lago e per generare le necessarie sovrastrutture causate dall’elevata espansione urbanistica.

Di quale turismo stiamo quindi parlando? Di un turismo in assoluto declino, spinto nell’angolo da un’economia truccata che ha mercificato un intero territorio e distrutto l’identità collettiva? Di una economia che cancella il lavoro qualificato a favore del lavoro meno qualificato, facilmente sostituibile e ricattabile ma coerente con gli interessi speculativi, indirizzato verso i supermercati delle grandi catene, verso la raccolta rifiuti o verso cooperative per la gestione del verde pubblico?  Di un turismo fatto di seconde case trasformate in B&B o in case vacanze perché oggi la rendita immobiliare del “miracolo economico” dello sviluppo e del progresso non rende più?

All’ipocrisia di chi vuol alzare le barricate e il «grido di guerra» contro il troppo turismo, rispondono, negando il problema, i nostri pezzi da 90, gli «specialisti» del settore, con altrettante semplificazioni propagandistiche. Il presidente di Federalberghi lamenta che mancano le infrastrutture e che il turismo è una fonte primaria di ricchezza e non bisogna parlarne male. L’assessore regionale al turismo Mazzali fa sapere che i turisti non sono mai troppi. Le scarse conoscenze e competenze di queste figure, a cui le regole del libero mercato non consentirebbero di gestire nemmeno un pollaio, stanno compromettendo il nostro futuro.

I loro vuoti slogan rispondono esclusivamente alla demagogia. Una demagogia clientelare che ha bisogno di attingere al denaro pubblico per aiutare categorie che operano nel turismo e che per la maggior parte denunciano redditi sotto la soglia della povertà assoluta (secondo i dati del ministero dell’economia elaborati dal sole 24ore)

Discorsi analoghi si possono fare sui falsi moralisti di centro sinistra che si sono alternati nella gestione amministrativa dei nostri paesi Gardesani, intolleranti verso il semplice cittadino che chiede di aprire una finestra ma nello stesso tempo attentissimi e riguardosi verso le grandi operazioni finanziarie, onorando con premi alla sostenibilità nuove cementificazioni «turistiche» o concedendo disinvoltamente metri cubi alle grosse attività commerciali.

La montagna si spopola, il lago sta diventando un acquario che deve essere rifocillato da pesce proveniente da attività private ma pagato con soldi pubblici, pesci che erano l’emblema del Garda come il carpione o le alborelle sono sulla strada dell’estinzione ma i capitali servono per la ciclovia ancorata alle rocce e ai capitali sempre pubblici che hanno preso la strada della «solita» lievitazione dei costi, così come sta accadendo per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina: che ne rimane delle «questioni morali» o delle accuse verso «Roma ladrona»? Non corrono forse il rischio di trasformarsi in una definitiva perdita di fiducia nella politica democratica?

La scomparsa di biodiversità, l’eccessivo carico urbanistico e l’aumento del clima con tutto ciò che comporta sono gli effetti di uno sviluppo che credevamo infinito, sono i sintomi di una realtà che si avvia verso il suicidio economico, il declino culturale e politico ed ecologico. Vale la pena ricordare che l’ultimo rapporto «i cambiamenti climatici in trentino» “prevede un aumento costante delle temperature maggiore rispetto all’aumento globale, il report di previsione mette in evidenza un calo del 30% delle piogge annuali nel periodo 2035-65. Cambiamenti cosi repentini sono traumatici sia per l’ambiente sia per la salute umana. Ci sarà un aumento dei fenomeni catastrofici naturali”.

Le ultime potenti precipitazioni degli ultimi giorni con i relativi danni provocati su tutto l’alto Garda sono l’anticipazione di ciò a cui andremo incontro se non si attueranno misure per un cambiamento radicale che limiti l’aumento delle temperature».

Lettera firmata

 

 

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