La vita in palafitta scoperta con la realtà virtuale al Museo Rambotti

DESENZANO DEL GARDA – Presentato il cortometraggio in realtà virtuale realizzato nel parco archeologico di Fiavé. Sei minuti di immersone nelle attività quotidiane della società preistorica.

ETT S.p.A., industria digitale e creativa internazionale, ha presentato al Museo Civico Archeologico G. Rambotti di Desenzano del Garda il cortometraggio “Antiche tracce. La vita in palafitta – Ancient paths. A stilts life story”.

Cinque mesi di produzione, fra sviluppo e riprese, per un corto in Realtà Virtuale ambientato nel Parco Archeo Natura di Fiavé, in provincia di Trento, e suddiviso in sei scene: al centro del film la vita di una delle comunità agricole più antiche d’Europa che, tra il 3.800 a.C. e il 1.500 a.C., ha costruito e abitato villaggi alpini preistorici su palafitte.

Il Comune di Desenzano del Garda è capofila del progetto innovativo “Le palafitte UNESCO. Sviluppo di progetti comuni per la promozione e la valorizzazione dei siti italiani”, finanziato dal Ministero del Turismo, che coinvolge e valorizza altri sette Comuni del nord Italia appartenenti al circuito dei siti palafitticoli alpini, Patrimonio dell’Umanità UNESCO: oltre Desenzano del Garda, Ledro, Fiavé, Monzambano, Polcenigo, Arona, Lonato del Garda e Arquà Petrarca.

 

Antiche tracce. La vita in palafitta – Ancient paths. A stilts life story

Ogni scena tematica del corto in VR ha la durata di un minuto circa e viene ripresa a 360 gradi per restituire un’esperienza immersiva.

Il cortometraggio “Antiche tracce. La vita in palafitta – Ancient paths. A stilts life story” sarà protagonista al prossimo Rovereto Archeologia Memoria Film Festival dal 2 al 6 ottobre nel Programma RAM X presso il Museo di Scienze e Archeologia di Rovereto, uno spazio sperimentale con installazioni multimediali di realtà virtuale in cui troveranno la loro ideale collocazione la sperimentazione espressiva e l’utilizzo delle nuove tecnologie.

 

Verreschi: “Immersione in una dimensione senza tempo”

Giovanni Verreschi, AD di ETT S.p.A. ha dichiarato: “È difficile immaginare come fosse la vita migliaia di anni fa, ma con la realtà virtuale abbiamo la grande opportunità di ricostruire un passato lontanissimo per immergerci in una dimensione senza tempo. Implementare e sfruttare le nuove tecnologie per ingaggiare le persone e creare nuove modalità di fruizione di contenuti culturali, con un sapiente mix di tecniche molto raffinate di ripresa, è il nuovo orizzonte di produzione in VR che ETT sta perseguendo, attraverso progetti innovativi come quello di Fiavé. Si tratta di un linguaggio completamente nuovo, basato su rigorose premesse storiografiche, che gli attrattori culturali possono mettere a servizio dei loro contenuti per raggiungere e coinvolgere il pubblico”.

La presentazione.

 

Nel corto in realtà virtuale sei scene dalla preistoria

Dopo le prime scene ambientate all’esterno, dove vengono descritte le attività di pesca, artigianato e costruzione delle palafitte, la scena si sposta in una delle capanne del villaggio per riprendere personaggi intenti in altre mansioni, come tessitura, preparazione del burro e macinazione dei cereali.

La protagonista – seguita da una macchina da presa dedicata – dà continuità narrativa al corto e accompagna lo spettatore lungo lo svolgersi delle ambientazioni.

Tramite l’utilizzo di riprese multicamera, la scena viene osservata da più angolazioni e il concetto di montaggio VR viene interpretato in maniera completamente nuova, cambiando il punto di vista in base alla narrazione.

Per eliminare elementi disturbanti (arredi pubblici, corpi illuminanti, operatori stessi o attrezzature di supporto) o strade ed edifici, nelle riprese più panoramiche sono stati effettuati interventi di post-produzione ad altissima definizione in CGI (Computer-generated Imagery) che, tramite algoritmi di Intelligenza Artificiale, ricostruiscono e correggono anche i minimi dettagli.

Nel cortometraggio è assente la voce narrante e non si svolgono dialoghi: una scelta stilistica che nasce dall’idea di dare maggiore spazio alle immagini e a una narrazione di tipo visivo. Gli elementi che emergono, infatti, sono i gesti, i movimenti e il linguaggio non verbale che restituisce allo spettatore finale un racconto semplice, ma d’impatto.

Importante rilievo viene attribuito alla colonna sonora, frutto di una ricerca musicale raffinata, ma anche molto sfidante: l’atmosfera preistorica, infatti, è commentata “per contrasto” con un meticoloso sound design di senso contemporaneo, avanguardistico, all’interno del quale serpeggiano melodie di flauto e tessuti ritmici più tradizionali.

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La mappa dei siti archeologici UNESCO

Al termine del corto, una mappa individua i siti archeologici UNESCO nel contesto generale e consente l’accesso a contenuti in Computer-Generated Imagery.

A ogni Comune del progetto è abbinato un oggetto fedelmente ricostruito e rappresentativo (una canoa, un aratro, ecc.), per un totale di otto diversi approfondimenti. Ogni CGI è accompagnata da un voice over in due lingue (Italiano/Inglese).

È stata prevista anche una versione del girato a “schermo” con macchina da presa tradizionale, che rende il montaggio stesso, attraverso dettagli e nuovi angoli di visione, movimentato e interessante. I due prodotti (Realtà Virtuale e ripresa tradizionale) coprono le stesse scene, con durata e colonna sonora identiche.

Il progetto, realizzato in collaborazione con la produzione esecutiva Greif Production, ha visto il coinvolgimento anche di 22 abitanti del luogo, di cui 10 comparse e 12 maestranze, che hanno completato la squadra degli attori (crew) costituita in totale da una trentina di persone.

Il periodo complessivo di sviluppo e preparazione è stato di cinque mesi, comprensivi di stesura dello script e preparazione delle riprese.

La produzione si è avvalsa di servizi locali per logistica, noleggio mezzi e attrezzature, catering, accomodation, reperimento costumi (realizzati ad hoc per questo cortometraggio), trucco, scenografia e oggetti scena.

Sul posto sono stati necessari, per realizzare le riprese, due giorni di servizi fotografici e cinque giorni di preparazione e interventi di scenografia.

Parco Archeo Natura di Fiavè (ph Tommaso Prugnola Team Videonaria Archivio Soprintendenza beni culturali PAT)

Hanno detto

Federico Basso, regista: “La scelta creativa è stata molto ambiziosa: sono state ricostruite in un set dal vero alcuni quadri di vita quotidiana nel neolitico, sfruttando pienamente le componenti fiction/scripted ed è stata applicata la prassi produttiva mutuata dal mondo del cinema anche per le riprese in VR, successivamente trattate in CGI.

Ne è nato un prodotto che supera il taglio documentaristico e le fruizioni tipicamente didattiche, utilizzando l’immersività a 360 gradi per una nuova esperienza d’intrattenimento.

Scelte registiche, fotografia e movimenti di camera originali, resi possibili anche da una telecamera VR realizzata ad hoc da ETT, rendono questo cortometraggio immersivo un prodotto assolutamente inedito”.

Pietro Avanzi, Assessore alle Politiche Culturali di Desenzano del Garda: “Siamo orgogliosi di presentare questo progetto che valorizza il nostro patrimonio UNESCO e offre un’esperienza unica attraverso la tecnologia della realtà virtuale.

Questo cortometraggio è un esempio concreto di come l’innovazione possa diventare uno strumento potente per promuovere e preservare la nostra storia, permettendo al pubblico di immergersi nella vita delle antiche comunità agricole che hanno abitato queste terre.

Desenzano del Garda si conferma ancora una volta un punto di riferimento nella promozione culturale e turistica, grazie alla capacità di coniugare tradizione e tecnologia per valorizzare il nostro ricco patrimonio storico”.

Claudia Mangani, Curatrice Museale: “Il cortometraggio Antiche tracce. La vita in palafitta rappresenta un modo innovativo per raccontare la storia di queste antiche civiltà. La combinazione di rigorose ricostruzioni storiche e l’uso di tecnologie all’avanguardia permette di restituire al pubblico un’immagine vivida e coinvolgente della vita quotidiana delle popolazioni preistoriche che abitarono i villaggi palafitticoli.

Ogni dettaglio, dai gesti quotidiani alla costruzione delle palafitte, è stato curato per offrire un’esperienza immersiva che collega passato e presente. Grazie a questa tecnologia, riusciamo a coinvolgere un pubblico più ampio, anche quello meno avvezzo alla fruizione dei contenuti museali tradizionali, rendendo la storia accessibile e affascinante per tutti. Credo fermamente che questo progetto rappresenti un importante passo avanti nella valorizzazione del nostro patrimonio culturale”.

L’allestimento del Museo Rambotti.

 

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