Le Grotte di Catullo cercano un partner per lo storico uliveto
SIRMIONE - In concessione l’Oliveto Storico delle Grotte di Catullo. Una straordinaria opportunità produttiva in un contesto unico al mondo.
Vuoi coltivare l’olio più esclusivo d’Italia? Le Grotte di Catullo cercano un partner d’eccezione per gestire il loro storico uliveto. Un’opportunità unica per produrre un olio extravergine d’oliva d’autore in un luogo magico.
Se hai la passione per l’olio e l’esperienza nel settore, partecipa alla consultazione e diventa protagonista di un progetto che unisce storia, natura e gusto.
Scadenza: 31 ottobre 2024.
La Direzione regionale Musei nazionali Lombardia – l’istituto del Ministero della Cultura che coordina e gestisce diversi musei statali sul territorio lombardo fra cui le Grotte di Catullo e il Museo archeologico di Sirmione – intende affidare in concessione l’Oliveto Storico che si trova all’interno dell’area archeologica delle Grotte.
Un’opportunità per produttori appassionati
Le origini dell’Oliveto storico – che conta oggi circa 1.470 piante – risalgono al Cinquecento, ma la tradizione olivicola sirmionese è ben più antica e risale almeno all’epoca romana.
“Proprio in considerazione dello straordinario valore culturale, storico e paesaggistico dell’Oliveto, che conta al suo interno alberi centenari, abbiamo voluto effettuare – prima dell’avvio della procedura di gara per l’affidamento in concessione – una consultazione preliminare, invitando chi già lavora nel settore a manifestare il proprio interesse o a sottoporre suggerimenti o soluzioni migliorative”, spiega Rosario Maria Anzalone, dal maggio scorso a capo della Direzione regionale Musei Lombardia.
“Cerchiamo sul territorio produttori appassionati, che vogliano condividere con noi questa sfida: creare, in un luogo unico al mondo, un olio di straordinaria qualità per far rivivere una tradizione millenaria”.
L’invito a partecipare alla consultazione preliminare di mercato indetta dalla Direzione regionale è esteso a tutti gli operatori economici attivi nel settore di riferimento e alle loro associazioni di categoria purché in possesso dei requisiti speciali minimi di idoneità professionale e di capacità tecnica professionale.
L’avviso, con tutte le informazioni e indicazioni sulle modalità di partecipazione è pubblicato sul sito della Direzione regionale. Il termine di partecipazione è fissato per le ore 12:00 di giovedì 31 ottobre 2024.
L’Oliveto Storico delle Grotte di Catullo
La tradizione olivicola nella zona di Sirmione è – letteralmente – millenaria: sappiamo, grazie al ritrovamento di manufatti legati alla produzione olearia locale, che già in età romana nel territorio sirmionese si praticava la coltivazione dell’olivo. Non si trattava probabilmente di una grandissima produzione, ma certo più che sufficiente per il fabbisogno locale.
Conferme della presenza di oliveti a Sirmione già nell’antichità arrivano anche dai ritrovamenti effettuati proprio all’interno dell’area archeologica: fra i frammenti di intonaco dipinto, recuperati in abbondanza negli scavi del secolo scorso, si riconoscono chiaramente raffigurazioni di olivi mossi dal vento su fondo azzurro, che ci rimandano inevitabilmente alle piante che abbellivano i giardini della villa con lo sfondo del lago.
Nell’oliveto 1.470 olivi
Oggi l’oliveto delle Grotte di Catullo comprende circa 1.470 alberi, distribuiti in tre zone principali all’interno dell’area archeologica. Grazie alla stima dell’età delle piante sappiamo che buona parte dell’oliveto storico delle Grotte ebbe origine nel Cinquecento: gli ulivi più vecchi hanno infatti tra i 400 e i 500 anni.
Le piante furono poi tramandate di famiglia in famiglia fino all’esproprio dei terreni da parte dello Stato (1947), e la successiva apertura al pubblico dell’area archeologica. Fino a quel momento, infatti, le famiglie possedevano degli appezzamenti di terreno all’interno dell’area archeologica e coltivavano, oltre agli ulivi, il grano. Gli abitanti della generazione degli anni Trenta ricordano ancora di quando accompagnavano i genitori alla raccolta delle olive nel terreno, allora non cintato, delle Grotte per poi portare le olive con le barche fino a Malcesine, Toscolano o Fasano, dove c’erano i frantoi.
Negli ultimi anni, grazie alle cure prestate su impulso della Direzione regionale Musei nazionali Lombardia, l’oliveto è tornato a produrre olive (circa 5.000 Kg all’anno) da cui viene estratto un olio extra vergine di grande qualità (circa 600 l annui).
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