Il film è in programmazione alla Multisala King di Lonato fino a martedì 22 (https://www.multisalaking.it/) e fino a mercoledì 23 alla multisala Oz (https://www.ilregnodelcinema.com/multisalaoz/) e al Moretto (https://www.ilregnodelcinema.com/moretto/) a Brescia.
Trama
La bellissima Julia Cicero, “socialite” e figlia del sindaco conservatore della decadente New Rome, Franklyn Cicero, si innamora del visionario architetto Cesar Catilina, premio Nobel con il dono segreto di fermare il tempo.
Cesar ha inventato un materiale rivoluzionario, il Megalon, con cui sta progettando una città del futuro, osteggiato dal padre di Julia. Cesar, che ha diversi nemici, ha anche il sostegno del ricchissimo zio, il banchiere Cassio.
Critica
Quando ci si risveglia da un sogno movimentato, si ha spesso quella sensazione di straniamento per il fatto di aver considerato, fino a pochi istanti prima, del tutto plausibili le contraddizioni e le lacune della trama onirica che ricordiamo solo a tratti.
Con la stessa percezione si esce dalla visione di Megalopolis, opera gigantesca di Francis Ford Coppola, regista che, già tutt’altro che minimalista, qui dispiega, tutti in una volta, materiali, idee ed appunti sedimentatisi negli anni, come in un abito sontuosissimo cucito con mille ritagli sgargianti che assommi ogni stile ed epoca o come il momento finale dei fuochi d’artificio, in cui tutto il materiale viene fatto deflagrare in un rutilante gran botto.
Eppure, proprio come nei nostri sogni, anche qui riusciamo a ricostruire una trama completa, specchio deformante della nostra società decadente dai costumi morali da basso Impero, sempre in cerca del gossip e dello scandalo (pensiamo al personaggio della cantante “vergine” Vesta, che richiama gli show delle potentissime reginette del pop contemporaneo). In questa visione onirica veniamo immersi in un ricchissimo substrato di colte e filosofiche citazioni e dialoghi shakespeariani, mentre lo sguardo è invaso da scenografie che sono caleidoscopi di colori e di forme, effetti speciali, simboli (le statue che si sgretolano o si adagiano) costumi opulenti, creati dalla sempre perfetta Milena Canonero, che si ispirano a tuniche e toghe adatte a novelli patrizi romani.
La New Rome di Coppola è dichiaratamente New York, nuovo centro del mondo occidentale, in cui una élite di belli-e-ricchi, domina un’indistinta massa di miserabili, le cui proteste rimangono sullo sfondo, buone solo per essere sfruttate dal politico populista di turno.
Opera controversa ma onesta, evita miracolosamente il ridicolo, grazie anche alla recitazione convinta degli attori e, pur camminando nel solco del bizzarro, dispiega tutta la sua potenza felliniana e camp, evitando di diventare confortevole o rassicurante nel suo camminare sempre sul filo teso del grottesco, fermandosi sempre un secondo prima di precipitare nel vuoto.
Adam Driver, vero mattatore del film, interpreta con carisma magnetico un uomo misterioso, contraddittorio come l’accoppiata del suo nome e cognome, dai tratti narcisistici, come tutti i grandi geni, eppure romantico, autodistruttivo ma tenace nel perseguire la sua meta, tormentato ed estremamente seducente.
Gli tiene testa con grazia e palpabile alchimia, la deliziosa Nathalie Emmanuel, attrice britannica che dimostra la sua esperienza teatrale nei velocissimi e ricchi scambi di battute da commedia brillante, in un profluvio di citazioni tratte da autori romani, da Ovidio a Marco Aurelio, e perfino qualche frase in latino.
Ricchissimo anche il resto del cast in cui troviamo Jon Voight nella parte del ricco e furbo zio Crasso, Dustin Hoffman in poco più che un cameo, un Shia LaBeouf en travesti, spalla comica e “cattivo”, Aubrey Plaza che impersona con ironia una dark lady dal nome fumettoso come “Wow Platinum” e il factotum Laurence Fishburne, un po’ maggiordomo, un po’ angelo custode.
Seppure sfugga ad ogni tentativo di classificazione, sogno mitologico o romanzo surreale, iI sottotitolo del film lo definisce “fiaba” e gli spunti fiabeschi ci sono: la moglie adagiata sul letto come una bella addormentata preraffaellita, il bacio romantico, sulle travi sospese del grattacielo in costruzione, mentre Catalina ritrova il suo dono di fermare il tempo (ma d’altronde, l’amore e l’arte non fanno esattamente questo? fermare il tempo e annullare lo spazio circostante?)
Megalopolis è un intero multiverso che pone interrogativi sul Tempo e sul dono degli artisti di farlo scorrere in modo non lineare, sull’architettura capace di influenzare la società, sulla parola capace di plasmare la realtà.
Vediamo ogni giorno che i giovani appaiono disperati, qui invece abbiamo un regista nato nel 1939 che ancora non ha perso la speranza e che ha investito personalmente per realizzare un testamento cinematografico, forse megalomane e folle, ma in cui ha messo tutto il suo passato e tutto il nostro futuro, disturbando la nostra quieta apatia, con un opera a cui non si può restare indifferenti, amandola o odiandola, e ci che pone un quesito fondamentale: “Questa società, questo modo di vivere, sono gli unici possibili?”
Camilla Lavazza
Regia e sceneggiatura: Francis Ford Coppola
Interpreti e personaggi:
- Adam Driver: Cesar Catilina
- Giancarlo Esposito: Franklyn Cicero
- Nathalie Emmanuel: Julia Cicero
- Aubrey Plaza: Wow Platinum
- Shia LaBeouf: Clodio Pulcher
- Jon Voight: Hamilton Crassus III
- Jason Schwartzman: Jason Zanderz
- Talia Shire: Constance Crassus Catilina
- Grace VanderWaal: Vesta Sweetwater
- Laurence Fishburne: Fundi Romaine
- Kathryn Hunter: Teresa Cicero
- Dustin Hoffman: Nush Berman
- D.B. Sweeney: Stanley Hart
- James Remar: Charles Cothope
- Chloe Fineman: Clodia Pulcher
- Balthazar Getty: Aram Kazanjian
- Bailey Ives: Huey Wilkes
- Sonia Ammar: Zena
- Isabelle Kusman: Claudine Pulcher
- Madeleine Gardella: Claudette Pulcher
Fotografia: Mihai Mălaimare Jr.
Musica: Osvaldo Golijov, Grace VanderWaal
Montaggio: Cam McLauchlin, Glen Scantlebury, Robert Schafer
Scenografia: Beth Mickle, Bradley Rubin
Costumi: Milena Canonero
Produttori: Francis Ford Coppola, Michael Bederman, Fred Roos, Barry Hirsch
Produttori esecutivi: Barrie M. Osborne, Darren Demetre, Anahid Nazarian
Durata 138 minuti
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