Lettere al direttore

La Cina è vicina

Scrive il lettore:

«Vorrei iniziare con una premessa sulla più grande industria al mondo, il turismo. L’industria del turismo non ha bisogno di investire pesantemente in settori tecnologici di punta (nanotecnologie o microprocessori) come il resto dell’industria nel nostro paese, né di reperire, all’estero, materie prime che l’aggravarsi delle tensioni geopolitiche internazionali ha messo a rischio. La materia prima che serve al turismo ci è stata regalata in migliaia di anni di evoluzione ed è forgiata dalla fatica dell’uomo. Si chiama natura, paesaggio e biodiversità.

 

Il turismo cinese “emergente”

La Comunità del Garda, in collaborazione con l’Osservatorio per il Turismo sul lago di Garda dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha organizzato un convegno dedicato al turismo cinese “emergente”, mercato dalle potenzialità enormi (Lo avevamo annunciato qui).

L’oculatezza e la lungimiranza fuori tempo massimo dei nostri “esperti”, non poteva non mettere il dito nella marmellata per cercare di attingere a mercati in forte espansione con una vigorosa capacità di spesa e nuovi bisogni da soddisfare.

Solamente in Cina, a cui si potrebbe aggiungere anche l’India (per evitare un altro convegno), le persone che fanno parte della classe media sono otto volte la popolazione Italiana e crescono in percentuale tutti gli anni (quasi 500 milioni solo in Cina; più di 150 milioni di milionari; il maggior numero di miliardari al mondo quasi 900). L’accesso a questi mercati è strategicamente irrinunciabile per i maggiori paesi Europei.

Lo sanno bene i nostri amici tedeschi che non possono fare a meno del mercato cinese, cruciale per la sua industria (è noto che la metà dei profitti della Volkswagen deriva dalle vendite in Cina). Lo sa bene la Francia che non è da meno nella penetrazione commerciale del mercato cinese, ed è il paese più visitato al mondo, grazie alla capacità di dotarsi di strategie turistiche pianificate. Per soddisfare aspirazioni e desideri dei nuovi viaggiatori benestanti di questi immensi paesi, l’Italia non avrebbe rivali. Possediamo il più ampio patrimonio culturale al mondo e una notoria tradizione secolare dell’ospitalità.

 

Il progetto Garda Unico

Il parto della politica “visionaria”, assistito da professori universitari, consiste nel nuovo progetto denominato “Garda unico”: 900 mila euro per “sostenere la competitività della destinazione Lago di Garda e l’economia turistica della zona, promuovendo un’immagine forte e coesa” – secondo le indicazioni degli organizzatori (si legge su Gardapost – 8 ottobre 2024; clicca qui).

Tuttavia queste formule non riescono a emancipare il turismo da una difficile sopravvivenza, prodotta da espedienti di assistenza clientelare, in un mondo che sta velocemente cambiando, soprattutto in Cina. Viene da chiedersi con quali strategie si vorrebbe raggiungere il turista di questa grande nazione che lancia in orbita satelliti per connettere i propri veicoli con i sistemi di diagnostica, navigazione e comunicazione con il massimo di sicurezza, precisione e continuità di connessione.

Quella che noi chiamiamo “transizione ecologica” in Cina non solo è realtà, ma il motore di una crescita economica che sta arricchendo la clientela a cui fanno riferimento. Le automobili elettriche del futuro assomiglieranno più a computer su quattro ruote, non fra 100 anni, ma tra 10-15 anni (a Pechino circolano già veicoli a guida automatica). E la tecnologia cinese è molto più evoluta di quella europea. Si può dire che i cinesi vivano già in un altro mondo.

 

Souvenir “made in Cina” per il visitatore cinese

Lo stupido senso di superiorità che pensa di manipolare il turista impreparato e tontolone non funziona con il visitatore cinese. Costui vede esposti nei negozi di souvenir articoli che per il 90% sono made in Cina, compresi le griffe delle grandi marche di moda; è abituato a pagare con il telefonino un caffè e quindi è facile venga mandato “a quel paese” in quasi tutti i bar dove, comunque, si troverà in difficoltà a trovare un efficace collegamento internet.

Frequenterà ristoranti dove verrà decantato il coregone come specialità di acqua dolce della raffinata cucina Gardesana (anche se la Cina è la maggior produttrice mondiale di pesce d’acqua dolce, compresi quei crostacei, molluschi e alghe che si trovano nei nostri supermercati). Per farlo divertire cercheremo di sorprenderlo con serate da favola, nostra specialità custodita gelosamente per le sacre ricorrenze, non più dei santi in paradiso ma del dio denaro, condite da “fuochi d’artificio” inventati in Cina.

Non credo lo potremo stupire facendogli fare qualche giro sulle piste panoramiche tascabili in bicicletta, unico mezzo di trasporto prima del boom economico, cioè fino a pochi decenni fa. Sicuramente si sentirà a casa sua scoprendo con orgoglio quanto i loro conterranei si siano inseriti nell’economia turistico-commerciale dei nostri paesi. Intendo cioè dire che sarebbe il caso di svegliarsi e cogliere segnali e campanelli d’allarme provenienti dalla reale economia turistica.

Il lago di Garda, ricco di località come Gardone Riviera e Sirmione, è stata una vetrina sul mondo del turismo europeo dai primi del secolo, insieme a Cortina d’Ampezzo e l’isola di Capri. Fu descritto per la sua bellezza da Catullo e da Goethe. Dovrebbe quindi avere le carte in regola per incontrare interessi e aspettative di turisti di un paese con una storia altrettanto millenaria, secondo solamente all’Italia per numero di siti UNESCO, con una viva curiosità di conoscere e confrontarsi con culture che fondano le proprie radici nella storia.

I principali investimenti da fare dovrebbero quindi concentrarsi sulla conservazione delle componenti che formano un ecosistema invidiato dal mondo intero, che hanno costruito nel tempo la sua unicità, motore di sviluppo che conferisce potere di mercato ad una realtà turistica che vuol sentirsi all’altezza delle sfide internazionali. Esistono splendide possibilità di attrazione che superano l’ottusa propaganda per un turismo artificiale. Sono racchiuse in uno scrigno che contiene gioielli di biodiversità unici al mondo.

 

Il capitale ambientale gardesanao usato e violentato

Questo capitale sociale, economico e culturale, pilastro del turismo nel passato e, possibilmente, delle future generazioni, sta invece per collassare. Il capitale ittico autoctono è stato spinto ai margini fino a rischiare l’estinzione; il capitale ambientale è stato usato e violentato.

Oggi quel meraviglioso equilibrio, dovuto al capolavoro della natura, alle nostre preziose risorse lacustri e montane, all’iniziativa privata, si sta rompendo: i meccanismi dello sviluppo turistico si fondano prevalentemente sulla speculazione immobiliare e su quei pochi soldi pubblici che solo poche categorie contribuiscono a creare.

A guidare il cambiamento dovrebbe essere il Parco dell’Alto Garda, assumendo il ruolo di protagonista delle iniziative che riguardano i problemi della montagna, del lago e della tutela delle biodiversità. Dovrebbe farsi promotore di misure da estendere a tutto il Garda, sfruttando le competenze scientifiche in opposizione agli inganni della pubblicità e della propaganda. Un salto di qualità, con soluzioni innovative basate su valori, idee e conoscenze scientifiche, è l’unica strada per chi guarda al turismo con responsabilità istituzionale.

Le chiavi del destino del turismo sul Garda sono, dunque, nelle mani del nuovo presidente del Parco dell’Alto Garda. A lui spetta l’urgente e gravoso compito di scegliere se proteggere il contenuto dello scrigno o se abbandonarlo al suo destino irreversibile.

Sia chiaro che tale responsabilità cade anche sulle spalle delle associazioni di categoria, imprigionate da promesse di politici interessati solo alla propria autoriproduzione e a sbandierare inutilmente dati che cercano di dare scientificità a obsolete proposte che, in realtà, sono esclusivamente di marketing. Lo stesso giudizio riguarda le associazioni ambientaliste che spesso perdono il contatto con la realtà per lasciare spazio alla pura propaganda, coltivando la convinzione di porsi al di sopra delle parti. Sono convinte che semplici misure – come l’organizzazione di convegni più o meno scientifici, l’uso della bicicletta, la raccolta differenziata, gli inviti ai tavoli ministeriali possa salvare il mondo

. In realtà, così facendo, finiscono con il colludere con l’indifferenza politica rispetto alla più importante e incisiva battaglia etica e civile di difesa di una biodiversità, rappresentata, nel Lago di Garda, non solo simbolicamente, dalle sue specie uniche.

Lettera firmata

 

 

Share
Published by
GardaPost