La crisi del commercio di vicinato in Italia

ROMA – Vessato da mille difficoltà e schiacciato dalle vendite online, il commercio di vicinato non gode di buona salute. Il Garda non fa eccezione.

Quasi 26 milioni di italiani hanno perso l’accesso a uno o più servizi commerciali di base. Basta questa semplice frase per tratteggiare con efficacia i contorni della difficilissima condizione in cui versa il sistema del commercio di vicinato nel nostro Paese.

La questione è ormai nota da tempo: i profondi cambiamenti nelle abitudini della popolazione stanno incidendo in modo profondo nel mondo del commercio. Una fetta sempre maggiore di italiani, infatti, si rivolge alle piattaforme online di vendita per soddisfare le proprie necessità di acquisto, penalizzando in questo modo quegli esercenti che – presidiando i banconi dei propri negozi – hanno visto, anno dopo anno, calare la mole di prodotti e servizi trattati.

 

Il boom del commercio online

I numeri sono piuttosto chiari in merito. Nel corso del 2023 il commercio digitale ha vissuto un vero e proprio boom: in Italia sono stati consegnati complessivamente circa 906 milioni di pacchi (una media di quindici per abitante); nella sola Lombardia, sono stati recapitati oltre 166 milioni di pacchi, equivalenti al 18,4% del totale nazionale, rendendola quindi la Regione con il maggior numero di consegne effettuate.

Il commercio online, considerando il decennio 2014-2024, è cresciuto del 208%, generando un giro d’affari che in Italia sfiora i 59 miliardi di euro stimati per il 2024 (Edizione 2024 dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-School of Management del Politecnico di Milano).

 

E-commerce anche nel settore del turismo

Un dato particolarmente interessante per il territorio gardesano è quello riguardante i cambiamenti che sono intervenuti nel settore del turismo: qui l’e-commerce è cresciuto di oltre il 147%, fotografando quindi una sensibilmente maggiore propensione dei turisti ad alloggiare in affittacamere o case vacanza di tipo extralberghiero, rintracciabili attraverso app e siti internet.

Di tutto questo, degli effetti che questa crescita vertiginosa dell’e-commerce sta provocando nel mondo del commercio al dettaglio e di quali siano possibili soluzioni utili, se non a risolvere la problematica, almeno ad attenuarne gli effetti, si è parlato nell’incontro, organizzato da Confesercenti (storica associazione che raggruppa oltre 350 mila piccole e medie imprese del commercio, del turismo e dei servizi), svoltosi a Roma lo scorso 24 ottobre.

 

Il punto di Confesercenti

Presenti alla conferenza, oltre che la Presidente nazionale Patrizia De Luise e il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, la Presidente di Confesercenti per la Lombardia Orientale Barbara Quaresmini e – per il nostro territorio – il Coordinatore per il Garda e la Valtenesi Andrea Maggioni.

“Commercio e servizi non solo garantiscono importanti servizi, ma danno luce, sicurezza, favoriscono la socializzazione. Presidiano il territorio e lo arricchiscono. Lo difendono. Sono argini – immaginiamoli così – contro il degrado e la disgregazione sociale. Argini senza i quali tutti noi vivremmo peggio”, così si esprime la Presidente Patrizia De Luise nel suo intervento al convegno, nel corso del quale è stato presentato il dossier “Commercio e servizi: Le oasi nei centri urbani”, un corposo studio sul sistema del commercio di vicinato in Italia realizzato da EURES-Ricerche Economiche e Sociali, un istituto di ricerca impegnato nella promozione e realizzazione di attività di studio, di formazione e di analisi in campo economico, sociale e culturale.

Il convegno Confesercenti a Roma.

Commercio di vicinato; numeri preoccupanti

I numeri presentati nel corso del convegno sono impressionanti: nell’ultimo decennio, nei comuni con meno di 15.000 abitanti (ovverosia, un ordine di grandezza che accomuna la stragrande maggioranza dei comuni del Garda), sono cessate 23.500 attività commerciali di base.

Tra le categorie più colpite: i negozi di abbigliamento per adulti (-31%), i giornalai (-30,3%) e i negozi di elettrodomestici (-30%).

Tutto questo, oltre che un danno per le aggregazioni sociali – siano esse piccoli paesi o quartieri cittadini – si traduce in un danno economico per le amministrazioni pubbliche, che lamentano un mancato gettito fiscale derivante dalle normali entrate tipiche di un’attività commerciale.

 

Nel Bresciano saldo negativo: -520 attività nel 2023

Posando lo sguardo sul territorio provinciale di Brescia, nel 2023 risulta un saldo negativo di -520 tra attività commerciali, di alloggio e di ristorazione che hanno aperto rispetto a quante ne siano state chiuse (Rapporto MOVIMPRESE della Camera di Commercio di Brescia, riferito all’anno 2023).

“La riduzione dei punti di vendita sul territorio non è solo un problema economico ma anche sociale: abbiamo tutti, ora più che mai, bisogno di accedere ai servizi di base” le parole di Barbara Quaresmini, Presidente Confesercenti Lombardia Orientale.

Ed ancora “servono politiche mirate al sostegno delle imprese di vicinato e a favorire politiche di rigenerazione, a partire da un regime fiscale di vantaggio per i servizi di base nei comuni”.

Due binari d’azione paralleli quindi, che coinvolgono sia le istituzioni nazionali che quelle locali: attenzione per gli aspetti fiscali, fondamentali per incentivare i cittadini a “rischiare” l’avvio di nuove attività commerciali; e attenzione per gli aspetti pianificatori del territorio, prevedendo premialità e facilitazioni nella rigenerazione dei tessuti commerciali esistenti.

 

Le proposte: dalla flat tax alla web tax

“Durante l’incontro con il Ministro Durso, la Presidente Nazionale De Luise ha lanciato due proposte concrete: una flat tax anti desertificazione commerciale a favore dei soggetti che avviano una impresa commerciale in un’area con difficoltà commerciali” ha ricordato Andrea Maggioni Coordinatore di Confesercenti per il Lago di Garda e la Valtènesi, e “l’introduzione di una web tax in capo ai grandi colossi delle vendite online”.

Questo ultimo aspetto – in particolare – richiede un approfondimento. È da tempo in discussione la necessità di introdurre una “tassa digitale” sui colossi di internet, che spesso operano da Paesi in cui il regime fiscale si presenta particolarmente favorevole.

L’idea, lanciata nel corso del vertice G20 di Roma del 2021 dalla Segretaria al Tesoro statunitense Janet Yellen, consentirebbe di eliminare il meccanismo dei “porti franchi” fiscali per i colossi del web, imponendo una tassazione percentuale sulle singole transazioni che produca gettito fiscale per il Paese nel cui territorio si è operata la transazione stessa.

Questa operazione, se operata attraverso l’introduzione di un’aliquota anche solo dell’1%, come ha evidenziato la Presidente di Confesercenti De Luise, produrrebbe per l’Italia un gettito di oltre 450 milioni di euro l’anno, che sarebbe facilmente re-investibile per attuare sgravi fiscali e altri benefici a favore del commercio di vicinato. Non numeri di poco conto come base di partenza, quindi.

Concludendo, è interessante notare come questa situazione di difficoltà del commercio “tradizionale” impatti in modo particolare su un territorio come quello gardesano. Le attività commerciali piccole e medie hanno costituito in passato – e costituiscono ancora oggi – la spina dorsale dell’economia rivierasca e sono uno degli elementi imprescindibili che generano l’attrattività turistica dei cui benefici tutti noi godiamo.

Proteggere le attività commerciali locali è quindi doveroso non soltanto per tutelare un tessuto economico e sociale di primaria importanza, ma lo è anche per garantire l’esistenza stessa dei paesi del Garda come comunità di cittadini, con valori, tradizioni e abitudini comuni.

Foto di Andreas Lischka da Pixabay

 

 

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