Qualcosa non torna. Da una parte continuano gli appelli per la ripresa delle semine del coregone (Coregonus lavaretus), visto che da quando le attività di ripopolamento sono vietate la pesca di questa specie nel Garda sarebbe crollata (i pescatori sono sul piede di guerra e hanno protestato in diverse occasioni; ne avevamo scritto ad esempio qui).
Eppure il coregone lavarello del Garda continua ad essere presente sui banchi della grande distribuzione (la foto sopra è stata scattata martedì 29 ottobre presso il Supermercato Tigros, nel Comune di Ispra, Varese).
Ma se sono scomparsi dal Garda, come fanno i “coregoni del Garda freschi” ad essere presenti su un banco pesce di un supermercato della provincia di Varese ad un prezzo pressoché in linea con quello locale?
Se lo chiede anche Legambiente Garda, che ha pubblicato la foto in questione in un post sulla sua pagina Facebook, chiedendosi chi sta mentendo in questa storia: «Chi ha venduto coregone al supermercato Tigros dichiarandone una “falsa” provenienza gardesana? Le associazioni di pescatori professionisti che lamentano la sparizione del pescato di coregone?».
In ogni caso, fa notare Legambiente, «la fotografia evidenza l’enorme mercato che ruota attorno al pescato del Garda, che alimenta gli appetiti più voraci».
La stessa situazione era peraltro stata segnalata in aprile, quando coregoni del Garda erano stati visti in vendita presso il Carrefour di Gavirate (Varese) in data 23 aprile e in data 30 aprile 2024.
E trattandosi di segnalazioni giunta da persone che facevano la spesa e non frutto di un’attività di monitoraggio dedicato c’è da pensare che si tratti solo della punta dell’iceberg.
Sarebbe interessante, come del resto sollecita la stessa Legambiente, avere risposte alle domande poste sopra dalle autorità preposte, comprese quelle che si occupano di potenziali frodi in commercio.
A pensare male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca, diceva Andreotti. A pensare male si potrebbe supporre (del resto è un’ipotesi avanzata anche da chi si occupa a livello scientifico di fauna ittica) che i ripopolamenti, da attuare per forza di cose nei periodi di riproduzione visto che bisogna estrarre le uova dai pesci per produrre avannotti, siano una pratica necessaria per alimentare, anche quando la pesca è vietata (nei periodi di riproduzione appunto), la grande richiesta di pescato da mettere sul mercato.
È importante segnalare che nel caso di riproduzione artificiale del coregone tutti i riproduttori catturati sono trattenuti e quindi sottratti a future riproduzioni che sarebbero invece possibili in natura.
Inoltre una cospicua parte dei pesci catturati hanno uova che non necessariamente hanno raggiunto uno stadio di maturazione tale da garantirne l’effettiva possibilità di fecondazione. Chi pensa male, insomma, potrebbe sospettare che le attività di ripopolamento artificiale siano più che altro motivate dalla possibilità di garantire pescato anche durante i periodi di chiusura della pesca.
Anche perché in letteratura non esiste alcuno studio idoneo ad affermare né l’efficacia né l’efficienza della riproduzione artificiale.
Insomma, le questioni aperte sono tante, anche perché non esistono dati scientificamente validati circa la consistenza della biomassa presente nel Lago di Garda, presupposto su cui avviare una serie politica di salvaguardia del patrimonio ittico.
In attesa che qualcuno ci dica se il coregone sta davvero sparendo dal lago per effetto del divieto di semina, Legambiente ha messo in fila alcuni dati di fatto:
«Come definire quanto sopra – conclude Legambiente -, se non come una forma pessima di estrattivismo?».