Per loro, il reparto è raddoppiato e sfiora adesso gli 800 metri quadrati tra querce, rocce e sottobosco. Un exhibit perfetto per attendere una nuova prole, destinata a far parte del progetto di reintroduzione in natura della lince euroasiatica.
Proveniente dal parco zoologico di Jahlava in Repubblica Ceca, Elka si è ambientata pian piano e Vilcan l’ha accolta con benevolenza. Entrambi trascorrono questi giorni perlustrando il proprio territorio e riposando tra i rami in un perfetto esempio di mimetismo tra le foglie autunnali.
“L’aumento del reparto, che già aveva tutte le caratteristiche necessarie per ospitare questa specie – spiega Camillo Sandri, direttore zoologico del Parco Natura Viva – garantisce ora una vera e propria anticamera di adattamento all’ambiente naturale. E l’obiettivo del progetto di reintroduzione, svolto grazie al contributo dei giardini zoologici europei, è di riuscire a connettere tra di loro piccole popolazioni esistenti e creare una popolazione sostenibile di lince dei Carpazi”.
Si tratta del terzo predatore più grande dopo orso e lupo, che detiene il primato in fatto di elusività e che, nel nostro Paese, è ancora considerato il più raro tra tutti i mammiferi. A portarla alla scomparsa in Italia fino alla prima metà del ‘900 è stata la persecuzione dell’uomo e ancora oggi, la lince è presente con piccole popolazioni relitte per le quali sono necessarie incisive misure di conservazione.
Dal manto maculato e dagli inconfondibili lunghi ciuffi sulla punta delle orecchie, Elka e Vilcan sono distinguibili solo ad un occhio attento, soprattutto per la variabilità delle macchie scure sulla loro pelliccia bruna. Entrambi molto schivi, amano muoversi al crepuscolo o di notte, mentre durante il giorno non perdono mai il controllo sui movimenti dei visitatori.
In natura, nonostante le sue dimensioni non superino quelle di un cane di media taglia, la presenza della lince assicura un ruolo ecologico fondamentale nel controllo degli ungulati.
Una delle sue prede preferite è infatti il capriolo, ma non disdegna cervi, camosci o renne. Solo una strategia di conservazione integrata tra allevamento in ambiente controllato e rafforzamento delle popolazioni in natura, permetterà a questa specie tornerà a popolare i boschi d’Europa