Un’armatura per santi ed eroi

CALVAGESE DELLA RIVIERA - Giovedì 5 dicembre Marco Merlo al MarteS per l’incontro sulla storia delle armature Cinquecentesche, a partire da quella del San Michele arcangelo di Fra’ Girolamo da Brescia.

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Durante l’incontro “Un’armatura per santi ed eroi” Marco Merlo, Conservatore del Museo delle Armi “Luigi Marzoli” di Brescia approfondirà i tipi di armature cinquecentesche e la loro evoluzione, a partire da quella indossata dal San Michele arcangelo. Fino al 9 gennaio la tavola si trova esposta al MarteS di Calvagese della Riviera (BS).

INGRESSO GRATUITO su prenotazione: www.museomartes.com. Alle ore 20 per chi lo desidera visita guidata al costo di € 12 (biglietti acquistabili su www.museomartes.com)

Fino al 7 gennaio 2025, il San Michele arcangelo realizzato da Fra’ Girolamo da Brescia, appartenente alle collezioni civiche vicentine, si trova esposto al Museo d’arte Sorlini, grazie ai proficui scambi istituzionali tra la Fondazione Luciano Sorlini e i Musei civici di Vicenza – Palazzo Chiericati, attivi sin dall’anno 2022.

Marco Merlo illustrerà come l’armatura di San Michele sia identificata come una “Massimiliana da cavallo leggero”, della tipologia prodotta tra gli anni Dieci e gli anni Trenta del Cinquecento, soprattutto a Innsbruck.

Quella riprodotta nell’opera, parrebbe una massimiliana piuttosto precoce, databile attorno agli anni ’15-’20 del XVI secolo.

 

L’ARMATURA DEL SAN MICHELE

La massimiliana ha segnato un’epoca, al punto da divenire un oggetto iconico di quel trentennio. Il nome deriva dall’imperatore Massimiliano I d’Asburgo (regnante tra il 1486 e il 1519) ed indica le armature a piastre d’acciaio prodotte per lo più in area tedesca fra il 1510 e il 1535 circa, in uso nella cavalleria pesante rinascimentale.

Eredi dell’armatura gotica, richiamano il panneggio degli abiti di corte, erano quindi funzionali a deflettere i colpi delle armi bianche, ma anche eleganti e rappresentative dello stato sociale di chi le indossava.

A Brescia un esemplare di “massimiliana” è esposto al Museo Marzoli: alta 186 cm, in acciaio temprato, è un raro esempio di questa produzione. Per la notevole tecnica esecutiva e l’accuratezza nei dettagli, l’armatura “alla massimiliana” rappresenta una preziosa testimonianza del “genio armigero” degli armaioli antichi.

Il San Michele arcangelo di Fra’ Girolamo da Brescia.

 

Il SAN MICHELE ARCANGELO di Fra Girolamo da Brescia

L’esposizione dell’opera costituisce un’occasione preziosa per considerare un artista di origini bresciane la cui attività è stata sino a tempi recenti confusa con quella di grandi pittori toscani, come indica l’antica attribuzione del San Michele arcangelo ad Andrea del Castagno.

La corretta lettura di Francesco Frangi ha permesso di chiarire la paternità lombarda della tavola, dal 1994 definitivamente restituita al catalogo di Fra’ Girolamo da Brescia.

La produzione del pittore, frate carmelitano, si sposta da Brescia a Firenze ma, nonostante le naturali influenze fiorentine e senesi, rimane caratterizzata da stilemi tipicamente lombardi e piemontesi. Proprio nelle prime esperienze bresciane di Fra’ Girolamo trova origine la tipologia del volto di questo San Michele arcangelo, debitrice di alcune soluzioni derivate dall’opera di Vicenzo Foppa (Brescia, 1427 – 1430 circa – 1515 circa).

Probabile elemento superstite di un polittico, la tavola proveniente dalla Raccolte civiche vicentine di Palazzo Chiericati, mostra il Santo guerriero che brandendo la spada sta attendendo alla “psicostasi”, ovvero alla pesatura delle anime, per quali mandare all’Inferno o al Paradiso. Anche la particolare cura della descrizione dei particolari, unitamente alla tipologia del paesaggio, riconduce alle origini lombarde del pittore. Fra’ Girolamo morì a Firenze, nel convento del Carmine, nel 1529.

 

MARCO MERLO

Attualmente Conservatore del Museo delle Armi “Luigi Marzoli” di Brescia, si è laureato in storia medievale all’Università di Torino e ha conseguito un master in biblioteconomia all’Università di Siena, dove ha anche conseguito il dottorato di ricerca in scienze del libro.

Ha lavorato come ricercatore presso la Scuola Normale di Pisa e conseguito ulteriori specializzazioni in restauro archeologico all’Università di Siena e in collaborazione con l’Istituto Centrale del Restauro di Roma. I suoi interessi di ricerca vertono sulla storia degli armamenti dal Medioevo alla prima età moderna, sulla storia militare medievale, rinascimentale e risorgimentale e sulla storia degli insediamenti fortificati.

Marco Merlo.

 

LA COLLEZIONE SORLINI

Composta da 184 opere scelte dall’imprenditore bresciano Luciano Sorlini (1925-2015) in quasi cinquant’anni di appassionata ricerca ed incursioni sul mercato antiquario, la Collezione Sorlini costituisce oggi una delle maggiori raccolte italiane di pittura figurativa veneta e veneziana del XVII e XVIII secolo, resa accessibile al pubblico grazie all’apertura del MareS Museo d’Arte Sorlini nel 2018.

La Collezione Sorlini è votata al Settecento veneziano e riflette precisamente gli interessi del “Signor Luciano”. Nei 14 ambienti espositivi di Palazzo Sorlini è possibile rendersi conto delle preferenze accordate dal Collezionista-imprenditore bresciano rispetto ai soggetti di questa non comune “pinacoteca privata” che comprende opere di Tiepolo, Ricci, Guardi, Canaletto, Rosalba Carriera, Pittoni, Diziani, Molinari, Bellucci, Fontebasso e molti altri.

Palazzo Sorlini a Calvagese della Riviera, sede del MarteS (foto tratta dalla pagina Facebook della Fondazione).

 

 

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