Salò

Al Fermi la conferenza del prof. Tottoli sul conflitto israelo-palestinese

Roberto Tottoli, dal Fermi a L’Orientale

Il professor Roberto Tottoli, studioso specializzato in Islamistica, è il rettore dell’Università L’Orientale di Napoli, membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Accademia delle Scienze di Torino e del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto per l’Oriente Carlo Alfonso Nallino di Roma; ha lavorato in alcune delle più prestigiose Università estere, tra cui la Princeton University, Harvard, l’EHESS di Parigi, l’Institute for Advanced Study di Tokyo, l’University of Pennsylvania, ed è stato membro dell’Institute for Advanced Study di Princeton, accumulando quindi una lunga serie di titoli che lo rendono una delle principali voci nell’ambito degli studi islamici.

Ha pubblicato inoltre svariate traduzioni di testi in lingua araba, a partire innanzitutto dal Corano, ma anche altre opere letterarie islamiche, vincendo infatti, nel 2015, il premio “King Abdullah ibn Abdulaziz International Award” per la traduzione in lingua italiana dell'”Al-Muwatta’, “Manuale di legge islamica”.

Il professore ha origini bresciane: nato a Villanuova sul Clisi, il suo percorso scolastico trova le sue radici proprio a Salò, nel liceo Fermi, dove ha frequentato l’indirizzo scientifico; successivamente, si è laureato in Lingue e Letterature Orientali all’Università di Venezia “Ca’ Foscari” nel 1988, e ha conseguito il Dottorato di ricerca in “Studi sul Vicino Oriente e Maghreb” nel 1996, presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, per poi cominciare gli studi esteri sopracitati.

Tornare nella sua scuola per tenere una conferenza come quella svoltasi il 22 novembre, ha sottolineato lui stesso, è sempre un’enorme emozione, come lo è stata per noi studenti e per gli insegnanti, alcuni dei quali, come il professor Manenti, che l’ha accolto e presentato, hanno condiviso con lui gli anni di scuola secondaria.

Laura Formica, 4ACL

 

Comprendere origini e cause del conflitto israelo-palestinese

Il 22 novembre, il Liceo Enrico Fermi ha avuto l’onore di ospitare il Professor Roberto Tottoli, rettore dell’Università L’Orientale di Napoli nonchè rinomato islamista, che studiò proprio nella nostra scuola.

Lo scopo della conferenza, che si è tenuta nell’auditorium del Liceo ed era rivolta alle classi quarte e quinte, è stato quello di capire i fattori che hanno avuto e hanno tuttora un ruolo fondamentale nel conflitto israelo-palestinese, così come il tentativo di comprendere le prospettive future del Medio-Oriente.

L’incontro è iniziato con un intervento del Dirigente Scolastico, Professor Marco Tarolli, che ha esortato alla curiosità e all’approfondimento, in particolare dei fatti attuali, nonché all’importanza di comprendere le numerose e ormai radicate nella storia ragioni del conflitto israelo-palestinese, che al giorno d’oggi ha coinvolto anche numerosi altri Paesi circostanti.

La conferenza è continuata con la presentazione, da parte del Docente di Storia e Filosofia, Marzio Manenti, del Professor Roberto Tottoli. Egli, oltre ad essere ex studente del Liceo Enrico Fermi di Salò, è un rinomato islamista che ha viaggiato e vissuto in diversi paesi arabi ed è un profondo conoscitore delle realtà israeliana e palestinese e del contesto storico medio-orientale.

Quasi esattamente un anno fa si era già recato nell’auditorium del Liceo per trattare il medesimo argomento; è stato però ritenuto fondamentale un suo secondo intervento a un anno di distanza a causa dell’aggravarsi del conflitto. Infatti risulta difficile avviare trattative di pace per via dei numerosi e continui attacchi e per via dell’espansione della guerra nei Paesi arabi circostanti; il conflitto perdura già da decenni e si sono verificate fasi più sanguinose, come quella cui stiamo assistendo adesso.

Fondamentale per capire l’attualità e come si è arrivati a questo punto è proprio la storia: il conflitto israelo-palestinese è, citando le parole del professore, “frutto della storia europea”, in quanto deriva dall’elevata presenza ebrea in Europa, dove agli ebrei è risultato impossibile adattarsi a causa degli episodi di anti-semitismo sfociati soprattutto nell’Olocausto (1933-1945).

La risposta più facile sarebbe stata dunque quella di creare uno Stato in cui gli ebrei sarebbero stati accomunati da un’identità nazionale. Uganda, Madagascar, si era pensato. Senza allontanarsi troppo dall’Europa, perché non in Palestina, dove erano già presenti alcuni nuclei ebraici? Fu proprio così che lì ebbe origine l’insediamento israeliano, volto a istituire uno Stato ebraico, appoggiato anche dalla Dichiarazione di Balfour emanata dal governo britannico nel 1917. Per gli ebrei però fu complicato inserirsi nella realtà araba del posto a causa delle numerose differenze culturali e religiose. Proprio per questo motivo iniziarono episodi di guerra destinati a perdurare fino al giorno d’oggi.

Nel 1947 l’ONU propose la creazione di uno Stato ebraico all’interno della Palestina. Tale soluzione fu però rifiutata dalla Palestina perché il suo popolo si sarebbe trovato diviso in due zone lontane, la striscia di Gaza e la Cisgiordania. Dal momento che non si riuscì a trovare un accordo in grado di soddisfare entrambe le parti, la guerra proseguì e Israele riuscì a prevalere sui Paesi arabi, espandendo le sue zone di influenza.

L’espansione israeliana però portò con sé alcuni problemi, come accade tuttora. In primo luogo gli abitanti arabi che vivevano nelle zone conquistate da Israele cercarono di fuggire divenendo profughi senza diritti, cittadinanza o tutela. In secondo luogo circa due milioni di arabi decisero di rimanere sul suono diventato ormai israeliano. La convivenza tra le due culture fu dunque conflittuale. Infine, il numero di israeliani continuò a crescere, anche per via del crollo dell’URSS nel 1991, che rese possibile l’emigrazione a tutti gli ebrei presenti in Russia, per cui aumentò la necessità per Israele di espansione per fare fronte anche al crescente flusso migratorio.

Nel 1993, in seguito agli Accordi di Oslo, si intravide una possibile trattativa di pace; tuttavia essa fu accantonata a causa dei continui attacchi israeliani e palestinesi. In questo periodo Israele attuò una politica di insediamento, mandando coloni israeliani in Palestina. Ciò naturalmente provocò dissenso e alimentò il conflitto. Nel 2005 Israele decise di accantonare i propri possedimenti nella Striscia di Gaza per concentrarsi invece maggiormente sulla Cisgiordania. Nel 2007, però, il gruppo radicale islamico palestinese di Hamas vinse le elezioni a Gaza, mentre in Cisgiordania si sviluppò l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina che però fino ad ora non è riuscita nei suoi obiettivi.

Negli anni successivi sono stati frequenti gli episodi di guerriglia tra miliziani di Hamas e soldati di Israele, fino a giungere a una fase più sanguinosa, che perdura tutt’oggi, iniziata il 7 ottobre 2023, giorno in cui Hamas attaccò molto violentemente Israele.

L’escalation di violenza da quel giorno è peggiorata, e continua ad aumentare la conta dei morti da entrambi i fronti, soprattutto a Gaza, dove Israele ha risposto con le armi agli attacchi ricevuti. Prima del 7 ottobre vi era una possibilità di trattativa perseguita da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, gli “Accordi di Abramo”, ritirata in seguito all’attacco di Hamas.

Dopo quella data il conflitto si è allargato anche agli Stati Arabi confinanti, specialmente in Libano, ma anche in Siria, Iran e Iraq. Questi Stati sono fortemente contrari all’esistenza di uno Stato israeliano. Ciascuno di essi ha una storia particolare e complessa; il Libano, ex colonia francese, è instabile e vi è una costante divisione sociale -il Sud infatti è sciita e controllato da Hezbollah (Partito di Dio), che è indipendente dal governo e attacca autonomamente Israele-; l’Iran, una Repubblica islamica presidenziale teocratica in cui la guida religiosa del Paese è affidata all’Ayatollah Khāmeneī, che rifiuta qualsiasi tipo di trattativa con Israele, e infine la Siria, alleata con Iran e Hezbollah.

Tutte queste regioni sono caratterizzate da una frammentazione religiosa inasprita dal conflitto. Israele stesso è una realtà complicata e conflittuale: gli ebrei, provenendo da tutto il mondo, hanno culture, nazionalità e vissuti completamente differenti, senza contare le disuguaglianze tra ebrei di provenienza europea (ashkenaziti) e araba (sefarditi) e tra ebrei laici e tradizionalisti. Oltre al giudaismo sono presenti numerose altre religioni – musulmana, drusa (di derivazione musulmana) e cristiana.

Al momento le trattative di pace sembrano quasi impossibili da raggiungere; l’obiettivo è perlomeno quello di raggiungere un “cessate il fuoco” per portare aiuti alla popolazione che è devastata a causa della guerra e costretta a situazioni tragiche e drammatiche.

L’incontro si è concluso con alcuni consigli da parte del Professor Tottoli agli studenti per approfondire: alcuni titoli di libri, tra cui “Il suicidio di Israele” di Anna Foa, “Apeirogen” di Colum McCann e “Ogni mattina a Jenin” di Susan Abulhawa, e film o documentari, tra cui One of Us, riguardo agli ebrei di Baghdad, Qabdat al Ahrar, di produzione palestinese, Fauda e Shtisel realizzate invece da Israele. Da questi ritratti emergono paesi culturalmente vicini ma conflittuali, in cui non si riesce in alcun modo a trovare un accordo tra le varie parti.

Elisabetta Leali, 4F

 

 

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GardaPost