Cinema

Conclave, l’elezione del papa diventa un thriller

Il film è in programmazione, tra gli altri posti, al Cristal di Salò fino al 26 dicembre, fino al 25 al Multisala King di Lonato, alla Multisala Oz a Brescia e dal 3 gennaio anche a Riva del Garda.

Trama

Dopo la morte del Papa, spetta al cardinale Lawrence, decano dei Cardinali, guidare il Conclave che dovrà eleggere il nuovo Pontefice.

Alcune fazioni si formano immediatamente intorno ai cardinali Bellini, Tedesco, Trembley e Adeyemi, ciascuno dei quali ha segreti ed ambizioni da nascondere, che toccherà a Lawrence, già in lotta con una personale crisi di fede, scoprire per tempo…

 

Critica

Il Conclave, letteralmente la “camera chiusa a chiave”, dove nessuno, eccetto i Cardinali, è ammesso, è il luogo dove si svolge l’elezione ad uno dei ruoli di potere più importanti del mondo, quello di Sommo Pontefice, con tutti gli intrighi politici che ne conseguono, ma gli uomini che vi partecipano, non dobbiamo dimenticarlo, sono ministri di Dio, abituati ai rituali sacri e alla meditazione spirituale, per quanto magari qualcuno abbia perso lungo il cammino gli ideali e la Grazia.

A differenza di altre pellicole che hanno toccato il tema della Chiesa di Roma puntando tutto unicamente sugli scandali e i giochi di potere, dimenticando totalmente il ruolo della fede, qui si nota un pudore nella costruzione dei personaggi (davvero frutto di un’immedesimazione profonda di tutto il cast) che li rende molto umani senza dimenticare il loro background intellettuale e soprattutto il fatto che abbiamo a che fare con dei sacerdoti e che quindi è necessario leggere le loro reazioni alla luce di questo specialissimo status.

Tutto questo il film di Edward Berger riesce a trasmetterlo grazie alla recitazione di uno straordinario gruppo di attori, primo su tutti Ralph Fiennes, qui in una delle sue prove migliori, misurata, intensa, umana. Il suo padre Lawrence osserva, guida, si interroga, dubita, si confronta, indaga.

A lui è affidato il compito di vegliare sul rito e condurre noi spettatori attraverso il mistero a cui ci accostiamo con l’interesse di chi è normalmente escluso, per osservare i dettagli che rendono la ricostruzione realistica, lasciando intravedere un mix di tradizione e modernità, come i cardinali che fumano una sigaretta o camminano sotto la pioggia sotto ombrelli bianchi tutti identici, accanto ai rituali più curiosi, come le schede elettorali “cucite” con il filo scarlatto, e poi bruciate, o le frasi latine pronunciate nella votazione.

Grandissima cura nei particolari da parte di costumisti e scenografi, che a Cinecittà hanno reinventato la sontuosità delle scenografie ecclesiastiche del Vaticano, dove spiccano il bianco dei marmi e lo scarlatto delle vesti talari e della cappe, e gli interni cupi, fastosamente lugubri, della Domus Sanctae Marthae, dominati dal nero ed il grigio dei marmi illuminati da luci soffuse (magistrale la fotografia di Stéphane Fontaine) in cui l’estremo lindore rende i luoghi inospitali ed anonimi come una lussuosa prigione o, meglio, un sepolcro.

Immersi nella “Grande bellezza” nel cuore di Roma, i cardinali, convenuti da ogni angolo del mondo, ci vengono presentati ciascuno con il suo vissuto e la propria visione del futuro della Chiesa, dal liberale Bellini (impeccabile Stanley Tucci) all’ambizioso Tremblay (John Lithgow) al reazionario Tedesco (Sergio Castellitto, sempre a suo agio con personaggi sgradevoli ed arroganti) al misterioso ed angelico Benitez, cardinale “in pectore” di Kabul (l’ottimo esordiente Carlos Diehz).

In questo mondo patriarcale e senile, letteralmente sigillato (anche se ciò che è all’esterno spinge prepotentemente per entrare, come si vede, forse con divino tempismo, nella scena dell’esplosione durante la votazione…) le suore sono relegate al ruolo di ancelle silenziose, almeno fino al potente monologo di Suor Agnes (interpretata da un’intensa Isabella Rossellini), quasi nessuno è esente da scandali e qualcuno dovrà scendere a compromessi.

La sceneggiatura si dipana elegantemente come un thriller, grazie anche al sapiente montaggio ed alle musiche di Volker Bertelmann che utilizza lo staccato degli archi come elemento ritmico ad evidenziare i momenti di tensione, e riesce ad evitare le trappole del politicamente corretto, a cui comunque aderisce, fino al finale che è una sorpresa da non svelare per nessun motivo ed ha la leggerezza del sorriso di un vero innocente, di nome e di fatto.

Camilla Lavazza

La scheda del film

Regia: Edward Berger

Sceneggiatura Peter Straughan

Basato sull’omonimo romanzo di Robert Harris

Personaggi e interpreti

Thomas Lawrence RALPH FIENNES

Wozniak JACEK KOMAN

Joshua Adeyemi LUCIAN MSAMATI

Aldo Bellini STANLEY TUCCI

Joe Tremblay JOHN LITHGOW

Dead Pope BRUNO NOVELLI

Mandorff THOMAS LOIBL

O’Malley BRÍAN F. O’BYRNE

Suor Agnes ISABELLA ROSSELLINI

Mendoza RONY KRAMER

Goffredo Tedesco SERGIO CASTELLITTO

Padre Haas VALERIO DA SILVA

Vincent Benitez CARLOS KIEHZ

Krasinski GARRICK HAGON

Lombardi ROBERTO CITRAN

Sister Shanumi BALKISSA MAIGA

Fotografia Stéphane Fontaine

Montaggio Nick Emerson

Musica Volker Bertelmann

Scenografia Suzie Davies

Costumi Lisy Christl

Casting italiano FRANCESCO VEDOVATI, CSA, BARBARA GIORDANI, CSA SACHA GARRETT

Dialogue Coach TABATA MARINUCCI MAJOOCHI

Consulenti religiosi FRANCESCO BONOMO, ELIO LOPS

Produttori Tessa Ross, p.g.a., Juliette Howell, p.g.a.,

Michael A. Jackman, p.g.a., Robert Harris, Alice Dawson

Produttori esecutivi Steven Rales, Glen Basner, Alison Cohen, Milan Popelka, Ben Browning, Len Blavatnik, Danny Cohen, Zoё Edwards,Harry Dixon, Paul Randle, Tomas Alfredson, Edward Berger, Ralph Fiennes, Peter Straughan, Robyn Slovo, Mario Gianani, Lorenzo Gangarossa

Durata 120 minuti

 

 

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Published by
GardaPost