Il Gibba e il Mu.Re. sotto attacco legale
TOSCOLANO MADERNO - Avrebbero raccolto reperti in una zona vietata. E' scattata una denuncia e ieri è cominciato il processo. Gibba Campanardi lancia una raccolta fondi per sostenere le spese legali.
«Per la seconda volta in dieci anni dalla nascita dell’associazione – l’appello lanciato sui social da Paolo Gibba Campanardi e dal Mu.Re. -, ci troviamo di fronte ad una battaglia legale, messa in atto per distruggere il lavoro che con passione, amore e serietà stiamo quotidianamente e gratuitamente portando avanti dal 2015. Il nostro unico obbiettivo è far sì che questo patrimonio umano di incalcolabile valore, chiamato memoria storica collettiva, non venga mai dimenticata.
Il nostro futuro e quello delle storie custodite all’interno di queste stanze – continua l’appello – sono a rischio a causa di chi ci ha invitato e successivamente denunciato (poichè la zona in cui siamo stati condotti è risultata a nostra insaputa un’oasi di protezione naturale).
Il museo adesso ha bisogno dell’aiuto di tutti coloro che come noi credono e si riconoscono in valori come lealtà, onestà e fratellanza. Noi continueremo a lavorare instancabilmente, ma questa volta amici abbiamo davvero bisogno di ognuno di voi. Il lago è formato da gocce, siate una di loro!»
Qui il link della raccolta fondi.
I fatti
Paolo «Gibba» Campanardi e il Museo Recuperanti sul banco degli imputati. Sono accusati di aver raccolto reperti storici in una zona interdetta.
Solo pochi giorni fa Paolo Campanardi – 40enne di Toscolano Maderno conosciuto dal grande pubblico come Gibba, protagonista del format tv Metal Detective targato Discovery – era a Terno d’Isola al fianco dei carabinieri, su incarico della procura di Bergamo, a cercare l’arma utilizzata per uccidere Sharon Verzeni (ne abbiamo scritto qui).
Ora, insieme al gruppo di passionati di metal detector che ha dato vita al Mu.Re., il Museo Recuperanti 1915-1918 Alto Garda Bresciano allestito a Maderno, si ritrova dall’altra parte della barricata, tra gli indiziati. «È una situazione che fa male – dice Campanardi -, solo qualche giorno eravamo impegnati a dare il nostro contributo alle indagini di uno spinoso caso di cronaca e ora siamo davanti a un giudice».
Campanardi e il suo gruppo di esperti di ricerca di reperti bellici sono accusati di aver raccolto materiale in una zona interdetta, perché protetta da un vincolo archeologico e paesaggistico, dove l’attività di ricerca e raccolta non è consentita.
«I fatti – spiega Gibba – risalgono al 2022, quando siamo stati invitati a raccogliere materiale a vista in un’area del fronte della Grande Guerra, fuori dai confini regionali lombardi. È una zona ben nota a chi cerca questi reperti per poi rivenderli. Noi abbiamo recuperato solo qualche frammento di bottiglia. Parliamo di pezzi di vetro, di nessuna importanza storica».
Si tratta di materiale già posto sotto sequestro, in seguito a una denuncia. «A sporgerla – spiega Campanardi – è stata la persona che ci aveva inviato a recuperare il materiale, della quale, con leggerezza, ci eravamo fidati». Ieri, presso il tribunale territorialmente competente, c’è stata l’udienza preliminare.
La raccolta fondi
E sempre ieri Campanardi e il vice presidente del Mu.Re., Daniele Bodei di Gavardo (anche lui nel team di ricerca che a fine agosto aveva trovato il coltello dell’omicidio Verzeni), hanno lanciato un appello sui social e una raccolta fondi sulla piattaforma Gofundme per sostenere le spese legali: «Il museo si trova sotto attacco legale, 10 anni di duro lavoro rischiano di essere distrutti». «Spiace – conclude Gibba – perché ci alziamo all’alba per recuperare reperti che raccontano la storia dei soldati al fronte e renderli fruibili da tutti, gratuitamente, al Mu.Re, per preservare la memoria storica. Tra l’altro è tutto materiale denunciato, di proprietà dello Stato. Noi ci limitiamo a custodirlo».
Ricordiamo che il Mu.Re. Museo Recuperanti si trova in via Benamati a Maderno (qui il nostro servizio sull’inaugurazione della nuova sede).
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